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L’ASSOCIAZIONE Trekking Falco Naumanni ha avviato da qualche settimana l’attività escursionistica del nuovo anno con due itinerari insoliti, entrambi nel Parco della Murgia Materana.
Il percorso ha raggiunto due chiese tra le meno conosciute del ricco comprensorio rupestre: Santa Maria de Olivara e Santa Maria degli Almari.
L’associazione, proponendo itinerari sempre nuovi e inconsueti, intende così scoprire e valorizzare sempre più il territorio che circonda Matera che, per chi voglia percorrerlo a piedi immergendosi nella natura e nel paesaggio, presenta numerosi sentieri e luoghi di interesse spesso poco conosciuti e frequentati.
In particolare, una delle mete delle escursioni è stata Santa Maria degli Almari in località Parco dei Monaci.
In 25 hanno raggiunto l’alta sponda rocciosa di destra del torrente Gravina, dopo essersi lasciati alle spalle Masseria Passarelli e aver percorso un breve tratto del vecchio tracciato ferroviario delle Calabro-Lucane, che fino al 1972 collegava Matera a Montescaglioso, arrivando fino a Montalbano Jonico.
Il passaggio su uno stretto sentiero, ormai praticamente inghiottito dalla macchia mediterranea, è esposto e pericoloso perché corre sul ciglio della gravina, che in quel punto raggiunge un’altezza di una ventina di metri.
Ma con una corda di sicurezza opportunamente sistemata tutti sono riusciti a passare senza problemi.
Ha guidato l’escursione Rocco Castellano, che nel 1989 riscoprì la cripta rupestre insieme a Franco Moliterni, il quale ultimo poi la descrisse nel volume Civiltà Rupestre a Matera edito nel 1996, lo stesso anno della prematura dipartita.
Una scalinata nella roccia consente l’accesso nell’aula. L’originario ingresso che una volta si affacciava direttamente sulla gravina oggi non esiste più a causa di un antico crollo.
Due absidi molto ben disegnate caratterizzano l’interno del piccolo tempio.
Della cripta si hanno notizie attraverso la visita pastorale di mons.
Saraceno nel 1544. Essa è situata, come anche Santa Maria de Olivara sull’altra sponda, nei pressi della vecchia strada che portava a Ginosa.
Si possono ancora oggi osservare i ruderi dell’antico ponte della Selva che permetteva di superare agevolmente la gravina.
L’escursione è poi proseguita raggiungendo il cosiddetto Villaggio Saraceno, che si trova in contrada Vitisciulo.
Il casale rupestre, che prende il nome dall’antico proprietario, era abitato da famiglie di pastori e presenta interessanti esempi di architettura rupestre, tra cripte e muri a secco.
Vi si conserva la splendida chiesetta di Santa Maria al Vitisciulo, conosciuta anche con l’appellativo di San Luca.
La sua splendida architettura, ricca di archi, colonne, capitelli e cupolette mirabilmente lavorati, ne fa un piccolo gioiello del patrimonio rupestre materano.
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