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POTENZA – Sarebbero bastati pochi mesi per far ripiombare l’Arpab in quel clima di oscurantismo che l’Agenzia regionale con la mission più sensibile avrebbe dovuto lasciarsi definitavamente alle spalle.
Sistematico ricorso a consulenze esterne, affidamenti e convenzioni dalla discutibile opportunità, presunti collaboratori che fanno le veci del direttore generale senza averne titolo, avvisi pubblici che vìolano i contratti collettivi nazionali e, per chiudere in bellezza, impegni di spesa assunti in assenza di un bilancio. E’ un vero e proprio dossier quello presentato ieri mattina dalla Cgil contro il dg Aldo Schiassi. «Non chiediamo la testa di nessuno, perché non spetta a noi prendere decisioni. Ma nostro compito è denunciare le anomalie della gestione emerse in questi mesi», dice il segretario regionale Alessandro Genovesi in una conferenza stampa convocata ad hoc, insieme alla segretaria della Funzione pubblica, Roberta Laurino. «La Regione può scegliere di essere controllore o complice. Noi non lo saremo. E ci auguriamo, anzi ne siamo quasi certi, di non essere soli in questa battaglia».
Sono passati pochi mesi dall’insediamento del nuovo direttore, ex manager della sanità pubblica campana, nominato a luglio dal presidente Pittella. Ma tanto è bastato «per rigettare l’Arpab in una situazione di opacità». Non quel palazzo “di vetro” che tutti vorrebbero in campo ambientale, soprattutto in una regione come la Basilicata. Ma l’agenzia dalla quale continuano ad arrivare indizi che vanno in tutt’altra direzione. Altro che trasparenza. «Non possiamo sbagliare un’altra volta su Arpab», tuona il segretario di quel sindacato da cui partirono, solo qualche anno fa, le denunce che portarono all’arresto dell’ex dg dell’Agenzia, Vincenzo Sigillito e del dirigente Bruno Bove. Oggi Genovesi dice: «Se i segnali sono questi, come fanno i cittadini ad avere fiducia?». All’interno dell’Agenzia sono molte le cose che non vanno, a partire da quello che Genovesi definisce «il sistematico tentativo di alimentare il ricorso a servizi e personale esterno».
La carica degli esterni
«All’interno dell’Arpab mancano professionalità o specializzazioni, comprese quelle sul campo dell’analisi chimica e della normativa ambientale, per portare avanti determinati progetti». E’ questo l’assunto da cui parte il direttore Schiassi per procedere ai frequenti reclutamenti dall’esterno. Un assunto «assurdo» per Genevosi che dice: «E’ come affermare che Fiat chiama operai da fuori perché al suo interno nessuno sa fare auto». Soprattutto se quelle ricercate sono figure come geometri o biologi di cui l’Agenzia (a cui da poco più di un anno si sono aggiunti anche gli ex Agrobios) dovrebbe essere già dotata. Il ricorso agli esterni rappresenta un aggravio di costi e una mortificazione del personale interno. Come nel caso del progetto per la “classificazione e tipizzazione dei corpi idrici superficiali e sotterranei”: del milione e trecento cinquantotto mila euro a disposizione, 200.000 sono finiti in consulenze esterne. O come per il progetto del monitoraggio del fiume Noce, rispetto a cui, l’Agenzia ha ritenuto necessario selezionare un biologo e un geometra dall’esterno. L’altra long list è servita a individuare 35 unità da impegnare sul “Monitoraggio e controllo della vulnerabilità delle matrici ambientali”. Gli esterni all’Arpab sono così urgenti che i colloqui tra 52 candidati si sono tenuti tra il 29 e il 30 dicembre, alla vigilia di Capodanno.
«Noi riteniamo – dice Genovesi – che profili e competenze per la mission dell’Arpab ci siano già all’interno. E che comunque, sarebbe stato necessaria un’analisi dei fabbisogni in presenza di un preciso piano di sviluppo, prima di procedere in trasparenza, come prevedono le leggi e il contratto nazionale, a una eventuale riorganizzazione dell’Agenzia anche attraverso la selezione di nuovo personale».
Affidamenti e convenzione, «questione di etica»
Ha fatto da subito scalpore l’affidamento, tramite cottimo fiduciario, della manutenzione della rete piezometrica del Sin della Valbasento all’azienda campana Atr, il cui socio di maggioranza è stato condannato dal Tribunale di Napoli per lo smaltimento illecito di rifiuti, associazione semplice e falso (gli approfondimenti sull’affidamento e le evoluzioni della vicenda a pagina 9). «Per quanto il ricorso a tale procedura di affidamento sia assolutamente legittima – chiarisce il segretario regionale della Cgil – è evidente che si pone una questione di opportunità». Ma soprattutto, per Genovesi, sorge una domanda: «Come si fa ad avere fiducia e come si aumenta in questo modo la credibilità dell’Arpab». Anche perché – ricorda il leader della Cgil lucana – è stato lo stesso assessore Berlinguer a dichiarare di associarsi alla «inquietudine e l’apprensione che ne possa derivare». «Se è lo stesso assessore a preoccuparsi, figuriamoci i cittadini. Solo che Berlinguer, oltre a esprimere inquietudine, dovrebbe svolgere il ruolo di vigilanza e controllo che gli spetta». C’è poi l’affidamento delle analisi delle diossine. L’Arpa lucana, fino all’arrivo di Schiassi si era rivolta ai colleghi dell’Agenzia pugliese. Per intenderci, sono stati loro a svolgere, a esempio, le analisi sui fumi della Sider Potenza. Schiassi, nonostante non sia ancora in vigore la convenzione con l’Agenzia pugliese, si è rivolto ai laboratori dell’Arpa Campania, che nel frattempo è stata commissariata. Con una spesa aggiuntiva di 160.000 euro impegnati sui bilanci di esercizio 2014, 2015 e 2016.
Il bilancio mancante
E qui emerge l’altra “anomalia”. Come ha fatto il direttore generale ad assumere impegni di spesa senza che fosse approvato il bilancio preventivo? E, soprattutto, come ha fatto Schiassi a essere così distratto dal non accorgersi che il bilancio non era stato approvato? «Immagino – continua Genovesi – che chiunque sia investito della responsabilità di una qualsiasi direzione, come primo atto, dovrebbe prendere visione del bilancio. Nè tantomeno ci si può giustificare, rinviando alla Finanziaria regionale».
Lo pseudo direttore amministrativo
Per settimane si è aggirato all’interno dei corridoi dell’Agenzia un certo avvocato Antonio Buono. Secondo quanto riferisce il sindacato, avrebbe presidiato uffici, chiesto informazioni ai dipendenti sulle attività, arrivando a sostituire il direttore Schiassi anche negli incontri ufficiali. A che titolo? A sollevare la questione ci aveva già pensato il consigliere Giannino Romaniello. Ma la risposta dell’assessore Berlinguer – «che si è limitato a riportare quello che gli è stato riferito da Schiassi, abdicando, anche in questo caso, alla funzione di controllo» – è stata tutt’altro che soddisfacente: «L’avvocato Bruno non ha mai avuto rapporti contrattuali con l’Agenzia, non ha mai ricevuto compensi, né ha rivestito funzioni. Si è limitato ad accompagnare occasionalmente il direttore, per motivi principalmente personali, tenendo conto che Schiassi probabilmente non aveva a disposizione un’auto». C’è da dire, invece, che a ottobre scorso, la nuova direzione dell’Arpab aveva emanato uno schema di indirizzo di avviso pubblico di selezione di un responsabile amministrativo dell’Arpab. La Fp Cgil segnalava che i requisiti richiesti non erano quelli previsti dalla legge e dai contratti collettivi di lavoro. Il direttore, che inizialmente aveva sostenuto la validità di una nomina fiduciaria, ha poi dovuto fare il passo indietro, annullando l’avviso in “autotutela”. «Su questo caso – ha aggiunto Genovesi – fanno una figuraccia anche il presidente della Giunta e l’assessore all’Ambiente». Ad ogni modo, la Cgil ha richiesto l’intervento degli ispettori del lavoro. «Il rispetto delle leggi e del contratto è dovuto. Non ci possono essere sceriffi in città».
Controllori o complici
Se alla direzione Arpab il sindacato rimprovera «la mancanza di qualsivoglia attenzione rispetto alle leggi e ai contratti collettivi», tanto da richiedere l’intervento degli ispettori del lavoro, la Cgil richiama l’attenzione anche sui rapporti tra direzione dell’Agenzia, assessorato e Presidenza della Regione. «Dalle istituzioni, che hanno il ruolo di indirizzo e controllo, ci aspettiamo tutela. A noi il compito della denuncia, alla politica spettano le decisioni. Ci aspettiamo che la Presidenza non si faccia più complice di certe scelte, o se ne assuma in prima persona la responsabilità. Si tutelino i cittadini e la funzione fondamentale dell’Arpab, che sia opportunità, non opportunismo. Chiediamo un’Arpab trasparente, indipendente, gestita in maniera eticamente irreprensibile, che valorizzi le professionalità e le competenze interne, lo spirito di servizio dei propri dipendenti». A quasi quattro anni di distanza dallo scandalo della “macchia nera”, sull’Arpab sembra essere scesa la stessa coltre di nebbia scura.
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