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VENOSA – Una regolare transazione, un appalto, la vecchia giunta comunale, il responsabile di ufficio del municipio e diverse ditte. Sono questi gli elementi di una indagine della Procura di Potenza che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati l’ex primo cittadino di Venosa Bruno Tamburriello, l’esecutivo che guidava nel 2011 (Pietro Visaggio, Giuseppe Nolè, Antonio Pippa, Domenico Cavallo e Saverio Mongiovì, deceduto il 30 agosto 2012) e il funzionario comunale Elisabetta Pescuma. Il sostituto procuratore Francesco Diliso ha comunicato nei giorni scorsi agli indagati la chiusura delle indagini a loro carico. I fatti contestati risalgono al 2011, in piena crisi economica. Al centro dell’indagine i lavori di ristrutturazione del complesso “Santa Maria della Scala-Palazzo Veltri”. Ad aggiudicarseli fu la ditta Gi.Vi. Costruzioni srl. Il 16 giugno di quell’anno, tra la ditta e il Comune viene firmata una transazione in cui quest’ultimo si impegna a versare la quota di 90.000 euro per la conclusione degli interventi. Passato qualche mese l’amministrazione con una parte dei soldi stanziati – 64.001,79 euro – decide di liquidare le ditte subappaltatrici che, nei mesi precedenti, avevano più volte sollecitato il Comune a intervenire a causa del mancato pagamento da parte della ditta appaltatrice. E proprio in questo passaggio che, secondo la procura, si sarebbe consumato il reato. Secondo l’accusa, in concorso tra loro i membri della ex giunta e il funzionario comunale «avendo per ragione dei loro rispettivi uffici la disponibilità giuridica di 90.000 euro» «di cui il comune di Venosa si era riconosciuto debitore nei confronti della Gi.Vi. Costruzione srl in forza dell’atto di transazione (leggere focus a lato ndr) concluso in data 16 giugno 2011 tra l’ente locale (quale stazione appaltante) e la società (quale appaltatore)» «si appropriavano di parte di tale somma, pari a 64.001,79, che distraevano a diverso fine ovvero quello di soddisfare i crediti vantati nei confronti della Gi.Vi. Costruzioni srl, dai subappaltatori (Idroplanet Impianti, Iovanni Ernesto, Euroelettrica srl, La Tecnolegno Esse di Sollazzo snc, Gallo Andrea) e fornitori (Finizio Giuseppe, Adiemme Service srl, Gallipoli & C. sas, Polidoro A. & C. sas, Marmi Vulture snc, Ristorante Santa Maria della scala)». In pratica, l’amministrazione comunale – che non ha intascato una lira è bene ribadirlo – avrebbe pagato direttamente le ditte subappaltatrici, scavalcando l’appaltatore. Evidentemente questo passaggio, è stato indigesto a qualcuno che ha presentato una querela. I militari della Guardia di Finanza diversi mesi fa si sono recati presso gli uffici del municipio per acquisire tutta la documentazione. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio il sostituto procuratore Dilisio ha emesso l’ordinanza di chiusura delle indagini notificando l’avviso di garanzia, anche se – pare – che i finanzieri non avessero ravvisato ipotesi di reato. Gli indagati hanno ora una ventina di giorni per una memoria difensiva. Poi si presenteranno tutti davanti al giudice per l’udienza preliminare che dovrà decidere se archiviare o rinviarli a giudizio.
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