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VIGGIANO – Buone novità per i lavoratori delle aziende dell’indotto della Val d’Agri che lavorano con Eni: mille euro lordi in più all’anno, rispetto alla normale retribuzione, fino al 2016. Si parte ora: per febbraio è previsto l’accredito della tranche del 2014. Si tratta dell’attuazione del progetto “Miglioramento della competitività del sistema produttivo nonché di quello occupazionale lucano” che fa parte del protocollo d’intesa sottoscritto, lo scorso agosto, tra Regione, Eni, sindacati e associazioni datoriali. Sulla scorta di quegli accordi che hanno già portato alla firma del contratto di sito. E che ora prendono forma rispetto a quella che può essere definita come la seconda fase, che va a incidere direttamente sui salari.
Prevede una sorta di adeguamento sui compensi dei dipendenti delle aziende dell’indotto Eni con quelli dei colleghi alle dirette dipendenze della compagnia del cane a sei zampe. I sindacati avevano più volte denunciato l’ingiustizia della disparità di trattamento: svolgono sostanzialmente le stesse attività ma vengono retribuiti con compensi differenti. Ed ecco perché si è arrivati a chiedere a Eni una sorta di integrazione del reddito. Chiaramente, con l’ok di Confindustria e delle altre associazioni datoriali: Confapi, Alleanza cooperative, Rete imprese.
Il contributo aggiuntivo è riconosciuto a tutti i lavoratori (circa 1.077) delle 76 imprese operanti nel distretto industriale di Viggiano, aventi appalti o sub appalti di forniture e servizi con Eni – Distretto Meridionale. Per aver accesso al contributo, però, le aziende devono essere convenzionate con l’Osservatorio paritetico territoriale Val d’Agri (OPT), associazione no profit di cui fanno parte le associazioni sindacali datoriali insieme a Cgil, Cisl e Uil. Complessivamente si tratta di un fondo di 1.118.600 euro all’anno. «Garantito da Eni», assicurano Regione e sindacati. Erogato all’Opt, che a sua volta lo eroga alle imprese, quindi ai lavoratori. Ma il consigliere regionale Gianni Rosa polemizza contro il provvedimento e chiede che venga ritirato. «Questi 1000 euro non sono per tutti i lavoratori lucani. Non per tutti i lavoratori della Val d’Agri. Non per i disoccupati. Non per le famiglie. Mille euro solo per alcuni fortunati dipendenti dell’indotto Eni. Al di là delle solite considerazioni sulla congruità tra il progetto e le finalità – continua il consigliere di Fratelli d’Italia – ci chiediamo come sia possibile fare provvedimenti così discriminatori».
Di questo si tratterebbe per Gianni Rosa. Che evidenzia come in questo momenti le aziende di tutta la Basilicata siano in grande sofferenza, così come la gran parte delle famiglie lucane. Ricorda il presidio che da mesi gli ex lavoratori esclusi dalla mobilità stanno tenendo davanti alla Regione, «che si dovranno accontentare dei soliti corsi di formazione fasulli». «E Pittella cosa fa? – chiede Rosa – ‘Regala’ 1.000 euro ai lavoratori dell’indotto Eni? La domanda che tutti i Lucani si faranno è: perché a loro e non a noi? Perché sono soldi dell’Eni?». Per il consigliere, «Eni sfrutta risorse lucane, inquina il territorio lucano e ‘privilegia’ solo coloro che lavorano con l’Eni stessa? Neanche a tutti i lavoratori della Val d’Agri?»
«È un provvedimento degno della peggiore prassi politica – aggiunge – Pittella, dopo aver criticato la card benzina perché, a suo dire, era erogata solo alla platea ristretta dei patentati, oggi, favorisce, con questo provvedimento, un numero ancor più ristretto di persone. È ovvio che si tratta di un provvedimento con il quale si tenta di tacitare le coscienze e portare a casa qualche consenso».
E l’attacco del coordinatore regionale di Fdi è rivolto anche ai sindacati, «che non solo avallano ma si fanno soggetti attuatori del provvedimento in qualità di soci dell’Osservatorio». «È ovviamente un circolo vizioso – conclude Rosa – politica, Eni, sindacati tutti rincorrono favori e consensi senza curarsi dei diritti e dei bisogni reali dei lucani».
m.labanca@luedi.it
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