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SE i dati Istat fotografano una lieve ripresa economica del Paese nell’ultima parte del 2014, cosa si può dire per la Basilicata? «E’ ancora presto per registrare nell’economia lucana una inversione di tendenza, allineata a quella registrata su scala nazionale», fa sapere il Centro Studi della Uil che in contemporanea rende noti i dati relativi al III trimestre del 2014.

Dati che confermano come nel mercato del lavoro lucano si mantenga stabile l’occupazione, mentre aumenta (diminuendo la quota degli inattivi) la disoccupazione. Una stabilità che – spiega il Centro Studi Uil – è piu’ che altro “apparente”, dovuta al dato fisiologico del periodo di maggiore occupazione (in termini di unità lavorative impiegate) che si verifica tendenzialmente tra il II e III trimestre di ogni anno.
In termini di tasso medio di occupazione è facile constatare che il livello di occupazione in Basilicata è rimasto pressocchè invariato tra il 2013 e il 2014.
«La dinamica dei dati – spiegano Giancarlo Vainieri e Michela Zampino del Centro Studi – conferma l’andamento di un mercato del lavoro inciso da intensi fenomeni di stagionalità e precarietà.
Con un continuo travaso dal mondo degli inattivi alla occupazione saltuaria che i trasforma in minore o maggiore disoccupazione nei trimestri a seconda che cessi il lavoro e si abbia il ritorno nel mondo dell’inattività o dello ‘scoraggiamento’ a cercare lavoro». E’ il cosiddetto effetto “precarietà occupazionale”, che maggiormente ha amplificato gli effetti della crisi sulle classi più giovani della popolazione. L’incidenza dei cosiddetti temporary workers sul totale degli occupati è andata progressivamente aumentando.
E i più elevati tassi di occupazione temporanea interassano soprattutto la componente giovanile della forza lavoro.
Sia il tasso di disoccupazione, che la disoccupazione in termini assoluti non subiscono tra il II e il III trimestre 2014 variazioni rilevanti, restando pressochè invariati. Il tasso di disoccupazione medio lucano è comunque più basso di circa 5 punti percentuale sul tasso medio dello stesso periodo dell’intero Mezzogiorno (21%).
Anche i valori medi in termini assoluti hanno una notevole differenza tra i primi tre trimestri del 2013 rispetto a quelli del 2014. Circa 30 mila nel 2013 e circa 32 mila nel 2014, con un aumento della disoccupazione in valore medio di circa 2 mila unità.
I 30 mila disoccupati in Basilicata alla fine del III trimestre , in crescita rispetto ai trimestri precedenti, rappresentano un numero molto elevato.

E’ preoccupante il dato perché è comprensivo di una parte di disoccupati di lunga durata, ultracinquantenni che continueranno a crescere con il perdurare della crisi. Vanno aggiunti, infine, gli inoccupati: coloro che, in prevalenza giovani, sono ancora alla ricerca del loro primo lavoro.

Sicuramente chi è piu scolarizzato rimane comunque favorito nell’accesso all’occupazione, mostra tempi di ricerca di lavoro più bassi, e presenta un rischio di uscita dalla condizione di occupato inferiore a quello di chi ha raggiunto un livello di istruzione inferiore.

Ma è andato aumentando il disallineamento tra il livello di istruzione posseduto e il profilo professionale ricoperto.
Gli inattivi alla fine del III trimestre 2013 erano circa 178 mila. Il numero diminuisce sensibilmente alla fine del III trimestre 2014 attestandosi a circa 167 mila.
E’ legittimo supporre che l’aumentato rischio di disoccupazione dei componenti il nucleo familiare abbia spinto soprattutto molte donne a entrare, o rientrare, nel mercato del lavoro, abbandonando la condizione di inattività, facendo prevalere all’effetto scoraggiamento il cosiddetto effetto del lavoratore “aggiunto”.
Le previsioni occupazionali Unioncamere Basilicata, ipotizzano una ripresa occupazionale nel I trimestre 2015, anche al netto del recente annuncio di Fiat Fca.
Ma secondo il Centro Studi Uil le previsioni sull’aumento occupazionale possono verificarsi solo in presenza di una forte energica manovra locale di mobilitazione di tutti gli strumenti e tutti gli attori istituzionali ed economici.

Per quanto riguarda gli ammortizzatorisociali, dal 2007 al 2013 in Basilicata si è ricorso in modo esponenziale alla cassa integrazione, passata da circa 3 milioni di ore del 2007 ai circa 15 milioni del 2013. 

Da gennaio al settembre del 42, si è avuto ancora un aumento, con un più 42 per cento. La sospensione anticipata della cigs in Sata e quindi anche nelle aziende dell’indotto fa sperare in una sostanziale inversione di marcia.

Anche se l’aumento degli ammortizzatori sociali in regione è in linea con la media del resto del Mezzogiorno. E in occasione della presentazione dei nuovi dati il Centro studi torna a ribadire la richiesta alla Regione di un più vasto “progetto lavoro”.

«Sia a livello nazionale, che a livello locale, restano sotto accusa le dinamiche di incontro tra domanda e offerta di lavoro: fatto che implica interventi seri sulle politiche attive e passive e del funzionamento dei Servizi pubblici per l’impiego».

E’ necessario – conclude il direttore Vainieri – «una manovra forte incisiva e tecnicamente convincente di ‘nuova politica sociale e del lavoro’ mediante l’adozione, in concertazione con le parti sociali, di un piano di ristrutturazione e Riforma del sistema regionale dell’orientamento professionale e dell’intermediazione fra domanda ed offerta di lavoro».

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