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INCHIESTE E SCIOCCHEZZE

La parola giusta, potrà sembrare grave ma rende bene l’idea, me la offre una chiacchierata con Andrea Di Consoli.
Questa – dice d’istinto – è una terra incestuosa. Che è una versione più dolente, molto più dolente, delle ormai famose relazioni corte. Non è solo una questione di intreccio parentale e di conoscenze (condizione che ovviamente ha il risvolto positivo) ma di silenzio e copertura sia su fatti poco trasparenti sia sulle abbondanti sciocchezze che circolano. Prendiamo come esempio l’ultima vicenda giudiziaria, quella che ha portato prima all’arresto e poi alla liberazione del sindaco di Melfi, Valvano. Ho letto di «inchiesta sgonfiata», di giudizio di legittimità sulla famosa variante oggetto d’indagine. Anticipazione molto personale di una motivazione che ancora non c’è. Questo a prescindere dal merito della vicenda in corso. Tutto è utile al brodo equivoco della politica. Nel frattempo è divertente prendersela con il giornale. «Venga a Melfi a discutere di informazione», invitano il collega. «Direttore vivi serena, non sono un gufo», mi notifica Navazio. Non scommetterei su responsabilità penali di Valvano, anche se sarebbe opportuno sospendere ogni valutazione, visto il procedimento in corso. Ma è indubbio che quegli appalti di Melfi sono finiti ai Caprarella. La vera discussione politica va fatta attorno a quest’aspetto.

POTENZA-MATERA

Altra questione all’ordine del giorno è il peso delle parole da parte di rappresentanti istituzionali. Capitò con Alessandro Galella, una indimenticabile gaffe su Matera. Ma anche il consigliere regionale Polese, ieri, rivendicando le risorse finanziarie per Potenza e aggiungendo «non me ne vogliamo i materani», ha acceso l’ennesima miccia. Abbiamo sollecitato e pubblichiamo la risposta del sindaco di Matera. Anche qui bisogna avere il coraggio di dire una cosa. Potenza è in quanto capoluogo di regione. In questo momento così buio della sua storia pochissimi hanno offerto spunti di discussione sul futuro della città. I pochi interventi, pochi ma appassionati, li abbiamo ospitati noi. Bella, ad esempio, la riflessione degli architetti Gerardo Sassano e Antonio Graziadei, o lo spunto offerto da Annalisa Percoco sull’ateneo come laboratorio urbano della conoscenza. Manca la sintesi politica, perchè questa città ha bisogno di sintesi. Non cammina, cioè, autonomamente, non ha una sua ontologia, un “in sé” che – fai o non fai – è connotazione identitaria. E’ una città – a prescindere dal legame sentimentale che si può avere con essa – vissuta come occasione, come utilità, come servizio, come centralità amministrativa. E nel probabile disegno della nuova geografia amministrativa italiana (ieri Chiamparino è tornato sull’opportunità delle macroregioni) questa condizione è molto rischiosa per Potenza. Se perde la sua centralità come capoluogo di regione, quale identità le resta? Diversa la condizione di Matera. Dovesse essere accorpata a Bari (tra l’altro è una cosa che percepisco come condivisa in città), la sua forte autonomia immaginifica resterebbe immutata. E’ dunque delittuoso continuare ad assistere alle pochezze della politica di questa vigilia delle candidature. Non nuove, in verità, che si spingono persino a formare subcorrenti, come quelle dei renziani che fanno capo al presidente Pittella. Però c’è un momento nella vita delle città in cui si fa il gran balzo della tigre. E questo giorno per Matera è arrivato, splendente più che mai su tutti i giornali internazionali. Ecco, questa è la fortuna di Matera, esattamente opposta a quella di Potenza. Qui devi costruire molto e vedremo l’imminente nuova Giunta di quali idee sarà capace. E non è detto che l’eventuale sforzo porti risultati, tanto è complicata la rinascita. Lì la magia è altissima e, per fortuna nostra, i maldestri tessitori della politica, per quanto facciano di tutto per provocare danni, non ci riescono.

l.serino@luedi.it

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