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IL CENTRO oli di Viggiano si prepara per la riaccensione. A comunicarlo è l’Eni che dopo lo “stop” per ristrutturazione degli impianti ha annunciato l’avvio delle procedure di riaccensione. Da ieri quindi il centro di lavorazione dell’Eni ha iniziato la fase preparatoria per l’accensione della fiaccola. La fiaccola è alimentata dal gas «proveniente – scrive l’Eni – dalla rete nazionale, questa porterà progressivamente alla riapertura dei pozzi e al graduale riavvio dell’impianto a partire dalla prossima settimana».
E in questo momento potrebbero verificarsi ulteriori fiammate, o meglio come specifica l’Eni: «processi transitori di visibilità della fiaccola, disciplinati comunque nell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) del Centro Olio Val d’Agri». In pratica potrebbe succedere, condizionale d’obbligo, quello che meno piace agli abitanti della Val D’Agri e che ha fatto infuriare più volte l’assessore Berlinguer: le fiammate di sicurezza. Peraltro all’interno della struttura sono iniziati i lavori per l’installazione di una terza turbina, il primo dei tre interventi per cercare di ridurre a zero i blocchi dell’impianto e le conseguenti fiammante aumentando la capacità energetica dello stesso impianto.
«Tutte le attività – conclude Eni – procedono speditamente grazie all’efficace svolgimento delle attività di bonifica e controllo delle attrezzature e linee di trattamento, attività queste condotte principalmente da aziende contrattiste Lucane.
Da mettere in risalto anche la clemenza del tempo che con temperature miti registrate negli ultimi giorni ha consentito a tutta la forza lavoro coinvolta di svolgere le attività nel migliore dei modi.
Eni conferma che tutti gli interventi si sono svolti e continuano a svolgersi nella completa osservanza delle norme di prevenzione infortuni e sicurezza sul lavoro e nella massima tutela dell’ambiente».

L’INTERVENTO DI LEGAMBIENTE – Intanto l’associazione ambientalista ritorna sul tema dello Sblocca Italia che «continua a dare carta bianca agli appetiti dei petrolieri, trasformando l’Italia e in particolare la Basilicata in una colonia per le trivelle».
Legambiente dà i numeri e racconta come al 31 dicembre 2014 in Basilicata sono presenti 10 permessi di ricerca per un totale di 1.357,61 chilometri quadrati e 26 Comuni interessati. Le istanze di permesso di ricerca sono invece 18, di cui l’ultima, la “Tardiano” riguarda i Comuni lucani di Grumento Nova, Lagonegro, Moliterno, Sarconi, Tramutola, Castelsaraceno, Spinoso e Lauria. In totale sono 93 i Comuni della Basilicata interessati, tra permessi di ricerca e istanze di permesso interessando un territorio complessivo di 2.685,81 chilometri quadrati. Di questi, ben 33 ricadono in Area Parco e 7 nel territorio dell’istituendo Parco Regionale del Vulture.
«Resta dunque alto – scrivono – in Basilicata il rischio concreto che l’applicazione dell’articolo 38, in base ad un presunto interesse nazionale, possa condannarla ad hub energetico destinato alla produzione di petrolio a danno di ogni altra ipotesi di sviluppo, con tutti i problemi ambientali che ne conseguirebbero.
E’ facile prevedere che le nuove competenze riportate in capo al Governo consentiranno velocemente di sbloccare i procedimenti in corso in Basilicata. Ciò significherà in prima battuta aumentare la produzione nel giacimento in Val d’Agri dagli attuali 80.000 barili al giorno non solo ai 104 mila barili comunque autorizzati negli accordi del 1998 tra Stato, Regione ed Eni, ma fino a 129 mila barili, cifra questa che inizia a ritornare in più atti dell’Eni e della Regione. A questa cifra si andranno poi ad aggiungere gli ulteriori 50 mila barili provenienti dal vicino giacimento Tempa Rossa della Total quando entrerà a pieno regime.
E’ inaccettabile immaginare ulteriori compromessi che mettano a rischio le preziose risorse idriche, naturali, economiche e storiche che il nostro territorio racchiude. Un patrimonio culturale, di biodiversità, produzioni tipiche e offerta turistica che solo una netta scelta a favore della conservazione ci permetterà di tutelare e valorizzare, puntando ad una concreta prospettiva di sviluppo per il futuro di gran parte del nostro territorio».

v.panettieri@luedi.it

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