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UNO dei grandi mali del nostro Sud è certamente rappresentato dalla carenza di un disegno strategico delle sue classi dirigenti e da un utilizzo distorto delle risorse troppo spesso finalizzate alla legittimazione politica e al consenso elettorale.
La classe politico istituzionale del Mezzogiorno è stata purtroppo sempre poco valutata sulla base della maggiore o minore efficacia delle proprie strategie di sviluppo economico e civile. Accanto a ciò ovviamente anche altri problemi, come quelli connessi a politiche nazionali inadeguate che hanno prodotto sperequazione nella spesa pubblica, scarso sviluppo locale e forte carenza di capitale sociale nelle nostre regioni.
La questione meridionale è sempre più una questione di grave declino di un’area vasta ed è sempre più una questione dei meridionali. Utilizzarla in maniera superficiale per fini politici o per distinguere i propri “buoni” amici da quelli “cattivi” senza cognizione di causa e senza approfondite analisi dei contesti, significa solo alimentare il degrado della politica e offrire orizzonti bassi di discussione che poco aiutano alla soluzione dei problemi.
È un grave errore politico e di valutazione trascinare, con analisi molto approssimate, le vicende sia amministrative che finanziarie di una città come Potenza in un contesto ampio di considerazioni sul Mezzogiorno. Non fa bene alla Città, non aiuta la sua crescita, la comprensione e la soluzione dei suoi problemi.
Dire, come fa D’Agostino, che il capoluogo di regione abbia «drenato da sempre risorse pubbliche per la conservazione di un potere dominante e di un sistema parassitario», nonché dire che quando «non più sufficienti i fondi pubblici statali e/o europei si è fatto ricorso al debito provocando due dissesti», significa fare un’analisi politica molto superficiale, dire sciocchezze amministrative, non conoscere i fatti.
L’amministrazione comunale di Potenza, che notoriamente offre servizi ad una comunità vasta ed accoglie nel giorno medio lavorativo circa 50.000 persone, non ha mai ricevuto risorse per i maggiori servizi offerti ed è stata la sua piccola spesa corrente a doversi sempre far carico delle esigenze di tutti. Negli ultimi 10 anni la città di Potenza il suo debito lo ha ridotto e non aumentato, e solo politiche nazionali di grave marginalizzazione politica ed economica degli enti locali hanno determinato una situazione finanziaria “limite”.
Non entro nel merito del dissesto appena dichiarato che a mio parere si poteva e si doveva evitare (assessore Martoccia docet), ma rifiutarsi di analizzare i fatti e lasciarsi andare a giudizi sommari è piuttosto grave, come grave, è non conoscere uno sforzo pianificatorio che ha dato alla città di Potenza non solo una strategia di sviluppo, quella di “Potenza2020” che invito ad approfondire, ma offerto anche la opportunità di intercettare risorse nazionali, europee e private per centinaia di milioni di euro.
Non è un caso che a Potenza si stia attuando un piano di edilizia sociale da 1000 alloggi già realizzato al 50%, che si siano realizzati grandi opere pubbliche, dal nuovo Cimitero al nodo Ospedaliero al nodo Complesso in fase di ultimazione, come non è un caso che si sia realizzata una Casa del Volontariato unica nel Sud, nuovi Parchi Urbani, nuove Scuole, Centri per gli Anziani e poi parcheggi, nuove Scale Mobili, importanti riqualificazioni da Piazza Prefettura a Via Pretoria ad altre zone periferiche, al palazzo D’Errico, al Teatro Stabile, a Palazzo Loffredo ed altro ancora, come gli investimenti in eventi culturali, dal Bicentenario al 1799 al 1860, alla Parata dei Turchi, alle offerte di una Galleria Civica che mai avevamo avuto, come mai era successo.
Come superficiale è continuare a parlare di urbanistica senza sapere che, la città di Potenza, è tra i pochi grandi centri urbani Lucani a essersi dotata di un regolamento urbanistico rivoluzionario che finalmente ha posto fine non solo ad una pianificazione errata (quella di andare verso una città “vasta” piuttosto che “compatta”) ma ha anche consentito grazie al principio della “perequazione” di garantire opere di urbanizzazione prima degli edifici e suoli per la città pubblica mai più a spese dell’amministrazione comunale, che proprio su questo si era maledettamente indebitata.
In tutto ciò clientele? Parassitismo? Imbrogli? Non guardare la realtà è volerla affossare, questa nostra città purtroppo vive di tanti maestri che non sanno e di tanti esperti senza esserlo, così succede che quando si vuol cambiare c’è sempre chi, in nome di un “bene” molto personale, tenta di fermare il tutto. La buona politica? Certamente la vogliamo ma non così e non così sollecitati.

*consigliere regionale Pd ex sindaco di Potenza

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