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«ARCHIVIATA per il momento positivamente la questione della messa in sicurezza del ramo ferroviario Iesce-Casalbini, grazie anche al pressing unitario di Fim Fiom Uilm e dei sindacati confederali, si apre un nuovo fronte nella lunga e delicata vertenza Ferrosud. Una decina dei 130 dipendenti dello stabilimento materano, infatti, non riceve la cassa integrazione dal mese di giugno e rischia, risultando incapienti nel 2014, di dover restituire allo Stato il bonus degli 80 euro».
A lanciare l’allarme sono Vittorio Agnese, coordinatore materano della Fim, e Giuseppe Amatulli, segretario regionale della Cisl. I due sindacalisti parlano di “situazione paradossale” e puntano il dito contro “Le solite lungaggini della burocrazia, che toglie alle famiglie, già in grave sofferenza e allo stremo delle forze, l’unico introito mensile. Il peso della burocrazia è un peso che le famiglie non possono e non devono sopportare”.
Nel mirino dei due sindacalisti della Cisl c’è anche la mancata chiusura del concordato preventivo, che ancora pende sul futuro della fabbrica.
«L’opposizione di uno dei creditori di fatto blocca il pieno rilancio dello stabilimento – spiegano Agnese e Amatulli – La nuova proprietà ha risanato l’azienda e le commesse in portafoglio assicurerebbero il lavoro a tutte le maestranze, ma la spada di Damocle del concordato preventivo – aggiungono i due sindacalisti – non consente alla Ferrosud la piena ripresa produttiva e il riassorbimento della manodopera ancora in cassa integrazione».
Per Agnese e Amatulli «Ci sono le condizioni industriali per far rientrare tutta la forza lavoro e procedere addirittura a nuove assunzioni, ma occorre chiudere definitivamente la procedura del concordato preventivo, superando le residue resistenze della Cometi. È opportuno pertanto che il ministero dello Sviluppo economico – concludono Agnese e Amatulli – così come si era impegnata a fare durante l’incontro del 16 settembre scorso, verifichi la fondatezza delle motivazioni opposte alla chiusura del concordato, in modo da chiudere la procedura e consentire il definitivo rilancio dello stabilimento».
Nel corso dell’incontro che si era svolto a settembre, il Mise aveva assicurato che avrebbe affrontato la vicenda entro un paio di settimane, il lungo silenzio di questo mesi, invece, lascia presagire un iter che anche i due rappresentanti della Cisl considerano fin troppo lungo.
L’appello si unisce a quello delle altre sigle sindacali che chiedono a viva voce lo sblocco di questo passaggio che sta producendo danni su danni.
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