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TOTAL è in crisi profonda, colpa soprattutto del calo del prezzo del petrolio. L’analisi è impietosa e la comunica a “Le Monde” lo stesso direttore della Total Patrick Pouyanne. Il calo del prezzo del petrolio ha sensibilmente ridotto gli introiti del colosso petrolifero francese e quindi ha costretto Pouyanne ad una “ritirata strategica”. In pratica la Total taglierà, quest’anno, del 10% gli investimenti previsti. Ma il piano di riduzione di investimenti e costi non riguarda soltanto quanto già fatto, ma anche l’esplorazione petrolifera. «Gli investimenti -sottolinea – sono scesi dai 28 miliardi di dollari del 2013 a 26 miliardi nel 2014. Ridurremo ancora i nostri investimenti del 10% nel 2015». Tutto questo ribadendo che almeno in Francia non si chiuderanno siti produttivi: «Non voglio chiudere nessun sito industriale in Francia e tutti i dipendenti rimarranno dentro Total».
Il problema per la multinazionale è anche ridurre i costi sull’esplorazione: è previsto infatti il taglio dei costi sia in fase esplorativa che operativa
«In questi ultimi anni le spese in exploration si attestavano a 2,8 miliardi di dollari. Nel 2015 saranno ridotte del 30%», sottolinea Pouyanne. Il taglio ai costi operativi, quest’anno, rileva, «raggiungeranno 1,2 miliardi, un ulteriore sforzo di 400 milioni».
Infine, sottolinea Pouyanné, «una parte dei nostri risparmi arriverà anche dalla rinegoziazione dei contratti con i nostri fornitori perché quando il petrolio cala il prezzo dei servizi e del materiale si riducono». Total, conclude, «ha già superato dei periodi di basso livello del prezzo del petrolio. Il gruppo è solido e sarà in grado di superare senza difficoltà questo periodo». Ma la questione è più complicata del previsto: pochi giorni fa erano uscite le prime indiscrezioni sul piano tagli e le aree a rischio chiusura non dovrebbero riguardare la Basilicata, dove Total si sta costruendo il suo centro oli. Per ora le zone di crisi dovrebbero essere quelle del Mare del Nord in Canada e nell’Africa occidentale, in particolare nel Gabon e nel Congo. In più il gruppo potrebbe abbandonare i lavori di prospezione di gas e petrolio a largo della costa di Cipro perché a quanto pare non c’è abbastanza materiale da estrarre per poter sostenere i costi. Su questo ultimo punto il direttore generale ha annunciato che «verrà presa una decisione definitiva la prossima settimana, a causa degli obblighi contrattuali». E mentre in Italia viene annunciata una sensibile riduzione della bolletta dovuta al calo dei prezzi sul Financial Times arriva la seconda tegola: sempre Pouyanne ha annunciato la presentazione di un piano per indicare il disavanzo nelle raffinerie europee, in particolare Francia ed Inghilterra. C’è il rischio quindi che da qualche parte si chiuda i battenti attraverso un piano di ristrutturazione. E in Basilicata? Qui Total sta investendo parecchio non solo con lo scavo dei pozzi ma anche con la creazione del centro oli di Tempa Rossa che dovrebbe essere terminato nel 2016. Ma, vista la situazione attuale, si potrebbe pensare ad un allungamento dei tempi.
Chi invece non sembra vivere la crisi è l’Eni che con il colpaccio dell’offshore Croato a fronte di un investimento totale di 2,5 miliardi ne potrebbe ricavare più del doppio, ovviamente da spartire tra governo croato e le altre compagnie che hanno “diviso” il mar Adriatico da Nord a Sud.

v.panettieri@luedi.it

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