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LO stabilimento di Melfi, dove si producono la Jeep Renegade e la 500X, «girerà a pieno regime e avrà la piena occupazione entro il terzo trimestre 2015». Lo ha detto l’ad di Fca, Sergio Marchionne, durante la conference call tenuta ieri pomeriggio per illustrare i risultati 2014 di Fiat Chrysler Automobiles. Fca ha chiuso il 2014 con una forte performance, in linea con i target. I ricavi sono cresciuti dell’11 per cento a 96,1 miliardi di euro e l’Ebit, escluse le componenti atipiche, è salito a 3,7 miliardi di euro. Ma l’utile netto è di 632 milioni di euro, utile netto crollato a 632 milioni dagli 1,9 miliardi del 2013 – quando il risultato era stato però gonfiato da poste straordinarie – nonostante la crescita dei ricavi. Diminuisce, però, anche il debito, grazie al prestito obbligazionario convertendo lanciato a dicembre e al collocamento di 100 milioni di azioni ordinarie. A causa del crollo dei ricavi, il consiglio di amministrazione, presieduto da John Elkann, ha deciso di non raccomandare la distribuzione di dividendi agli azionisti. Gli utili saranno usati, si legge nella nota del gruppo guidato da Sergio Marchionne, per «rafforzare ulteriormente i mezzi finanziari a supporto del piano quinquennale di gruppo presentato il 6 maggio 2014, piano che prevede investimenti per 55 miliardi e un aumento delle vendite di auto fino a quota 7,5 milioni nel 2018».
I veicoli consegnati globalmente sono stati 4,6 milioni, in crescita del 6% grazie alle performance in Nafta, Apac ed Emea. Volumi record per il marchio Jeep con oltre un milione di veicoli venduti a livello globale.
I Ricavi sono saliti dell’11% a 96,1 miliardi di euro (+12% a parità di cambi di conversione).
L’Ebit si è attestato a 3.223 milioni di euro, in crescita del 7% (+9% a parità di cambi di conversione). Escluse le componenti atipiche, l’Ebit è stato pari a 3.651 milioni di euro (+4%) con forti miglioramenti per Apac, Maserati ed Emea, che nell’ultimo trimestre ha realizzato un risultato positivo di 28 milioni di euro. Nafta è sostanzialmente in linea con il 2013, mentre il risultato di Latam ha risentito della debolezza del mercato.
L’utile netto è stato pari a 632 milioni di euro a fronte degli 1,951 miliardi di euro di un anno prima. Escluse le componenti atipiche, il risultato netto è pari a 955 milioni di euro, in lieve miglioramento rispetto al 2013.
L’indebitamento netto industriale a fine esercizio è pari a 7,7 miliardi di euro dopo l’emissione del prestito obbligazionario convertendo di 2,9 miliardi di dollari, il collocamento di 100 milioni di azioni ordinarie e il riacquisto di quelle derivanti dai recessi conseguenti alla fusione
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