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MI capita spesso di incontrare il capitano del Potenza. Ogni volta un sorriso sincero. Ogni volta un saluto non rituale, mai banale. Lolaico, è quello che potremmo chiamare il volto gentile del calcio.
Capitano di una squadra che torna ad entusiasmare il suo pubblico, e a ridare fiato alla sua curva, fuori dal campo si presenta con doti di eleganza e rispetto per il prossimo, non comuni. Gentile, certo, ma determinato.
Mai fuori le righe e sempre positivo. Nel suo modo di comunicare con tutti, denota una particolare sensibilità, che non è propria del mondo del pallone. Lo scontro acceso, la contrapposizione violenta, l’offesa e la mancanza di rispetto sembrano non trovare terreno fertile su di lui. Anche la sua particolare attenzione per gli ultimi ed i penultimi ci mostra un volto umano di questo calciatore. Umano, si, forse troppo umano per il calcio dei tempi moderni.
Nel suo modo di essere, per me juventino, ricorda tanto Alessandro Del Piero, da tutti riconosciuto come esempio di correttezza dentro e fuori il campo.
Mi spingo a dire che Giuseppe Lolaico rappresenta una delle speranza a cui far appello, per chi vuole costruire il nuovo volto della città.
Una città che ha visto crescere momenti di accesa e sterile contrapposizione tra parti, derubricando le sue urgenze ed il suo più immediato futuro alla voce “varie ed evenutali”. Ma la nostra comunità ha bisogno di nuovi valori e più umanità. Di più rispetto della persona. Come già detto in altre occasioni, la diversità di opinioni non può certo rappresentare una ragione di contrasto acceso, o di invettive generatrici di tensioni sociali. Una città più giusta è soprattutto una città che sappia accogliere la diversità come ricchezza, e unire invece di dividere. Lolaico, il capitano gentile, indossa con responsabilità e coraggio una fascia che ad altri provocherebbe ubriacature da ego ipertrofico. Con umiltà, affronta la sconfitta partendo, prima di tutto, dalle sue responsabilità e da quelle della sua squadra. E non si esalta per la vittoria, quella che fa battere le mani e i cuori, perchè sa che ogni campo ha una sua storia e che la sua, così come quella collettiva del Potenza, è fatta di nuovi campi e nuovi minuti da rincorrere e sudare. E’ il collante del gruppo, sempre sorridente, anche quando le scelte tecniche non lo premiano con un posto da titolare.
Per chi come me non frequenta lo stadio, Lolaico rappresenta una buona ragione per iniziare (o tornare) a farlo.
Perchè se vogliamo che il suo modo di essere sia da esempio per tutti noi, allora il suo sforzo va sostenuto ed incoraggiato.
Potenza, questa nostra città, ha davvero bisogno di uomini come lui.
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