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POTENZA – In teoria era lei il direttore dei lavori di ammodernamento dell’istituto Nitti di Melfi: un appalto da un milione e 100mila euro di partenza, lievitati a colpi di varianti di almeno altri 700mila euro. Ma in pratica le carte le predisponevano, a tavolino, il marito e il factotum della ditta che si era aggiudicata l’appalto. E si sarebbe aggiudicata anche la maggior parte di quegli “ampliamenti”. Carte che in un secondo momento le venivano portate alla firma e nulla più.
Tra i capi d’accusa notificati dal pm Francesco Basentini ai 25 indagati dell’inchiesta sulla “variante melfitana”, per cui il sindaco Livio Valvano è agli arresti domiciliari da oltre una settimana, c’è anche quello di falsa e di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente a carico dell’ingegnere Antonio Narducci (indagato a piede libero, ndr), degli imprenditori Emilio e Antonio Caprarella, del factotum della loro ditta, Gerardo Caccavo, e del capo dell’ufficio tecnico del Comune Bernardino D’Amelio (tutti e quattro agli arresti domiciliari).
Per gli investigatori della mobile di Potenza si sarebbero accordati dopo che la giunta municipale aveva approvato una perizia di variante da poco meno di 90mila euro per affidarne buona parte a una ditta dei Caprarella, che si erano già aggiudicati tempo prima l’appalto principale. Un accordo raccolto in una serie di conversazioni captate dalla microspia piazzata nell’ufficio di D’Amelio, per cui Caccavo avrebbe dovuto predisporre la bozza di variante da far sottoscrivere all’ingegnere Francesca Terribile, direttore dei lavori e moglie di Narducci.
«Allora fai stampare tutto… Se mi fai portare le carte da Gerardo in modo tale che io le faccio firmare a mia moglie… firmiamo tutti e consegniamo domani stesso».
Queste le parole di Narducci rivolte a Emilio Caprarella che hanno fatto insospettire gli inquirenti. Motivo per cui a maggio hanno deciso di convocare i responsabili del Nitti, e di provare a capire come stessero realmente le cose.
«I lavori sono stati realizzati dalla ditta Caprarella di Melfi». Ha confermato la preside Filomena Guidi. «Io mi sono relazionata con il direttore dei lavori, l’architetto Antonio Iazzetti di Melfi (non indagato, ndr), con Caprarella figlio di Caprarella Emilio titolare della ditta e con un geometra della ditta, del quale non conosco il nome».
«Ho avuto rapporti – ha aggiunto la preside – anche con l’ingegner Narducci,che pure si occupava della direzione dei lavori e veniva sul posto collaborando con l’architetto Iazzetti. Non ho mai avuto rapporti, invece, con l’ingegnere Francesca Terribile, che non ho mai visto sul cantiere e che mi era stata indicata in occasione della prima riunione che ho tenuto presso l’ufficio di dirigenza della scuola, prima dell’avvio dei lavori, con i tecnici e i responsabili dell’impresa».
Simile il racconto del direttore amministrativo, Lucia Innocenti, che agli investigatori ha raccontato chi era realmente presente sul cantiere: Antonio Caprarella, il padre Emilio, «il geometra della ditta», l’ingegnere Antonio Narducci e l’architetto Antonio Iazzetti, «che si occupavano della direzione dei lavori».
«Non ricordo invece – ha precisato la Innocenti – la presenza dell’ingegnere Francesca Terribile che io conosco non solo perché è di Melfi, ma anche perché è la moglie dell’ingegnere Antonio Narducci».
Da tanto per il gip Tiziana Petrocelli, che ha spiccato l’ordinanza di misure cautelari eseguita la scorsa settimana, «risulta definitivamente dimostrata la falsità delle attività svolte e degli atti – solo formalmente – all’ingegnere Francesca Terribile e dal geometra Gerardo Caccavo, in assenza di qualsiasi autorizzazione dell’ente appaltante (il Comune di Melfi)». Attività che sono valse all’ingegnera “fantasma” 33mila euro di competenze, ma anche l’iscrizione sul registro degli indagati per falso in atto pubblico. Assieme al marito, Caccavo e D’Amelio.
Nei prossimi giorni il pm dovrà decidere se avanzare una formale richiesta di rinvio a giudizio nei loro confronti.
Intanto si attende ancora la decisione del gip sull’istanza di liberazione presentata dal legale del sindaco Livio Valvano al termine dell’interrogatorio di lunedì, in cui ha respinto con forza tutte le accuse. Una decisione, che potrebbe arrivare già nelle prossime ore, da cui dipende anche la sospensione del primo cittadino, disposta dal prefetto venerdì scorso per effetto della legge Severino.

l.amato@luedi.it

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