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POTENZA – «Nella Regione si registra la presenza residuale di gruppi criminali che, disarticolati nel tempo dalle censure penali, non manifestano segnali palesi di vitalità. Tale situazione di stasi agevola l’operatività dei gruppi omologhi provenienti dalle regioni limitrofe».
E’ quanto afferma la Direzione investigativa antimafia nella relazione sul primo semestre del 2014, che nei giorni scorsi è stata depositata in Parlamento.
«Le attività criminali preminenti – proseguono gli investigatori – sono quelle legate al traffico di stupefacenti, con particolare riguardo all’area tirrenica, condizionata dalla contiguità alla Campania e alla Calabria». Mentre «resta sotto lente la particolare attività predatoria di reti elettriche, finalizzata all’estrazione di conduttori di rame da destinare al mercato illecito del riciclo dei metalli».
Quanto ai clan lucani la Dia disegna una mappa del crimine organizzato che è sostanzialmente la fotocopia di quella degli anni precedenti.
«La provincia di Potenza – scrivono – ove si conferma la presenza dei clan Cassotta, Di Muro, Martucci, Riviezzi, Martorano e Stefanutti, è interessata dalla consumazione di reati in maniera di stupefacenti oltre che predatori, posti in essere anche da criminalità territorialmente contigue e/o straniere che non disdegnano i classici furti di rame».
Su Matera invece gli investigatori segnalano ancora la presenza degli Scarcia su Policoro, del clan Mitidieri-Lopatrillo su Matera, Montescaglioso, Policoro e Nova Siri, e del gruppo Zito-D’Elia su Matera e Montescaglioso.
L’analisi riecheggia molto le parole del procuratore generale Massimo Lucianetti che sabato durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario ha ricordato il dato preoccupante dell’aumento in Basilicata di «reati e azioni illecite tipicamente mafiose di pericolose organizzazioni criminali, dedite per lo più al traffico di stupefacenti e collegate ad analoghi gruppo criminali delle vicine Puglia e Calabria». Oltre all’incremento di quasi il 30% dei reati contro il patrimonio.
Lucianetti aveva spiegato, numeri alla mano, che la Basilicata «può collocarsi anche per l’anno di riferimento (…) tra le regioni meno a rischio per criminalità paramafiosa e comune: non a caso, anche quest’anno, le classifiche nazionali, diffuse da specializzati quotidiani e stilate sulla base di indici di sicurezza e di dati forniti dal Ministero dell’interno, annoverano le province di Potenza e di Matera nei posti di eccellenza, rispettivamente all’ottavo e al secondo posto».
Quindi aveva posto l’attenzione sull’aumento dei reati contro la pubblica amministrazione per cui la Basilicata rientrerebbe «a pieno titolo, sotto tal riguardo, al più che degradato contesto nazionale».
Altro fronte aperto quello rappresentato dalla crescita delle denunce per usura ed estorsione, nonostante la cifra nera dei casi che per paura o omertà restano nell’ombra. Anche per i collegamenti accertati durante un’indagine nel lagonegrese tra usurai e ‘ndrangheta. E l’aumento dei reati in materia ambientale, che segnano un +9,7%: «in particolare i reati di competenza su questo versante, della Direzione distrettuale antimafia». In particolare il traffico di rifiuti. Aggravato dall’«inquinamento del sottosuolo con pericolo per le falde acquifere».

l.amato@luedi.it

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