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POTENZA – Sono «timide» le «armi normative» messe a disposizione dei magistrati per fronteggiare «la mafia dei colletti bianchi» in un Paese «squassato da ennesimi episodi di corruttela, saldamente commisti a criminalità organizzata che, nel far risaltare l’indigesta dispersione delle già esigue pubbliche risorse e la vita da nababbi dei novelli satrapi che ne sono illecitamente arricchiti, per contrapposto, fanno avvertire, ancor più gelido, il silenzio dei tantissimi cittadini stremati dalla povertà». 

E la Basilicata con l’aumento dei reati contro la pubblica amministrazione «appartiene, a pieno titolo, sotto tal riguardo, al più che degradato contesto nazionale».
Così il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Potenza, Massimo Lucianetti, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, che si è svolta ieri mattina a Potenza e alla quale non hanno partecipato i rappresentanti delle Camere penali di Basilicata, Matera e Lagonegro. 

Lucianetti ha ripetuto la sua invettiva contro la «spregiudicata immoralità» e l’«accattonaggio di pubblico denaro» che si traducono in un «corto circuito del sistema democratico» fatto di «criminalità organizzata, politici, amministratori pubblici e pubblici ufficiali, avvinti nella loro ingegnosa e sistemica battaglia contro lo Stato». 

Ma ha spiegato, numeri alla mano, che la Basilicata «può collocarsi anche per l’anno di riferimento (…) tra le regioni meno a rischio per criminalità paramafiosa e comune: non a caso, anche quest’anno, le classifiche nazionali, diffuse da specializzati quotidiani e stilate sulla base di indici di sicurezza e di dati forniti dal Ministero dell’interno, annoverano le province di Potenza e di Matera nei posti di eccellenza, rispettivamente all’ottavo e al secondo posto». 

Tra tante statistiche positive, il procuratore generale ha ricordato il dato preoccupante dell’aumento in Basilicata di «reati e azioni illecite tipicamente mafiose di pericolose organizzazioni criminali, dedite per lo più al traffico di stupefacenti e collegate ad analoghi gruppo criminali delle vicine Puglia e Calabria». Oltre all’incremento di quasi il 30% dei reati contro il patrimonio. 

Lucianetti ha mostrato «vivissima apprensione» per la crescita delle denunce per usura ed estorsione, nonostante la cifra nera dei casi che per paura o omertà restano nell’ombra. Anche per i collegamenti accertati durante un’indagine nel lagonegrese tra usurai e ‘ndrangheta. E ha evidenziato con allarme anche l’aumento dei reati in materia ambientale, che segnano un +9,7%: «in particolare i reati di competenza su questo versante, della Direzione distrettuale antimafia». 

Quindi il traffico di rifiuti. Aggravato dall’«inquinamento del sottosuolo con pericolo per le falde acquifere».

 

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