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POTENZA – L’accordo per il Comune di Potenza non c’è.
E’ l’esito della lunga e convulsa giornata di ieri, nel corso della quale, in serata, era sembrato quasi che la svolta politica fosse a portata di mano. Quando, con un comunicato, la coalizione di centrosinistra che alle ultime elezioni ha sostenuto la corsa di Petrone aveva annunciato di voler dare il proprio appoggio, «in maniera unitaria e coesa» a un De Luca bis. Una nuova Giunta, ma di esterni, appoggiata da quelle forze che fino a oggi sono state all’opposizione. «Un’azione di governo – queste le parole della delegazione di centrosinistra – utile a fronteggiare la fase emergenziale, condividendo un esecutivo di adeguate competenze e professionalità». Ma quello che sembrava di fatto un vero e proprio patto in grado di far superare l’impasse di un sindaco senza maggioranza, ci ha messo poco a sgretolarsi. E’ seguita di qualche minuto all’annuncio del centronistra per Petrone, la nota di Dario De Luca che ha fatto crollare tutte le buone speranze.
L’accordo salta sulla condizione che hanno posto il Pd e le altre forze della coalizione: Forza Italia e “Liberiamo la città” devono restare fuori dalla maggioranza. Condizione, evidentemente, inaccettabile per il primo cittadino, che aveva proposto al centrosinistra un governo di “Rinascita cittadina” aperto a tutte le forze consiliari disponibili.
Non una questione di numeri, evidentemente, visto che le forze oggetto del “veto” del centrosinistra sono rappresentante in aula da tre consiglieri (Cannizzaro e Guarente per “Liberiamo la città”, Fanelli per il centrodestra). Mentre, il via libera del centrosinistra consentirebbe a De Luca di avere l’appoggio di altri 20 consiglieri. Ma evidentemente una questione politica, rispetto alla quale De Luca ha messo paletti ben precisi. Anche perché – a precisarlo è lo stesso primo cittadino – la proposta della coalizione per Petrone non è stata condivisa con i partiti che invece hanno appoggiato Falotico (4 consiglieri).
Nessun veto di Pd e forze minori, invece, rispetto a Fratelli d’Italia e alla lista civica che ha sostenuto De Luca. Che non basta però, per il primo cittadino, a chiudere il patto per la città. Lo stallo resta, il muro contro muro, pure.
Al termine dell’appuntamento più importante e tanto atteso per capire il futuro della città capoluogo non è il senso della responsabilità a prevalere.
Senza il passo indietro di una delle due parti, le dimissioni del sindaco e quindi le elezioni anticipate sono un rischio sempre più concreto.
Anche perché, al di là del fallimento della trattativa politica, il nodo più complicato da sciogliere rimane sempre lo stesso, cioè quello finanziario. Oggi il governatore Pittella dovrebbe tenere una riunione ristretta con i suoi che avrà al centro problematiche e prospettive per il capoluogo. Ma sembra essere non rivedibile la posizione già espressa dal presidente della Regione in merito alla richiesta di De Luca di un nuovo “intervento straordinario” per far fronte al disavanzo calcolato in circa 30 milioni di euro.
In una secca risposta che risale solo a qualche giorno fa, Pittella era stato categorico: viale Verrastro non ha soldi e non può far fronte a nuovi trasferimenti straordinari. Rispetto a questa posizione non sembra possano esserci cambiamenti.
Se anche a livello politico non ci saranno significativi cambiamenti di posizione, le dimissioni del sindaco De Luca potrebbero arrivare nel giro di poche ore. Al di là dei buoni propositi che erano stati espressi da una parte e dell’altra, Potenza si troverebbe trascinata direttamente al prossimo appuntamento con le urne.
m.labanca@luedi.it
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