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SUL deposito unico delle scorie nucleari c’è bisogno di maggiore partecipazione da parte dei territori, a partire dai sindaci che dovrebbero, così come fatto da molti comuni della Sardegna, ufficializzare l’opposizione e dimostrare con atti ufficiali l’indisponibilità ad autocandidarsi.
La sostanza dell’incontro dell’Osservatorio Jonico Indipendente sul deposito nazionale di scorie nucleari parte da qui, dal mancato potere decisionale dei territori, delel cittadinanze e dei loro rappresentanti istituzionali. Ma all’incontro non hanno partecipato solo i movimenti dell’area materana, a discutere della vicenda c’erano il sindaco di Craco Pino Lacicerchia, il comitato “Altra Murgia” a rappresentare l’area pugliese e i comitati No inceneritore e No scorie Trisaia. A questi si è aggiunta l’associazione Scanziamo le Scorie.
E mentre l’Ispra adesso è chiamata a valutare la famosa lista top secret dei siti consegnata dalla Sogin poche settimane fa restano ancora dubbi su un reale coinvolgimento delle comunità interessate alla creazione del sito. Il problema, secondo i comitati ambientalisti e anti nucleare, è il percorso decisionale stesso messo a punto dalla Sogin in base al decreto legislativo numero 31 del 2010 che in sostanza disciplina il sistema di stoccaggio e il “contributo di natura economica” che dovrebbe essere corrisposto ai territori che ospiteranno i rifiuti di scarto radioattivi.
Il vero problema è che oltre Stat, Sogin e ministero non c’è nessun altro che potrà presentare osservazioni. «I criteri di validazione del percorso decisionale – si è detto durante l’assemblea – non possono essere unidirezionali e non condivisi nei contenuti.
Con chi è stato condiviso il percorso decisionale sulla scelta del sito oltre le direttive del decreto legislativo cui Sogin fa riferimento? Chi decide le autocandidature dei comuni? Quale sarà il rapporto che i ministeri, i comuni, le province e le regioni in tutto il procedimento instaureranno con le popolazioni locali? Lo prevedono convenzioni internazionali come quella di Arhus, relativa alla firma, a nome della Comunità europea, della convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico al processo decisionale e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. Ogni popolazione ha il diritto di autodeterminarsi nelle scelte sul proprio territorio ed ha diritto a essere ampliamente informata».
Il sindaco di Craco su questo punto è stato chiaro: «coinvolgere tutte le amministrazioni chiamate ad approvare delibere di giunta e in consiglio impegnandosi a non autocandidarsi per il sito del deposito nazionale di scorie nucleari, manifestando così la contrarietà al deposito nazionale nel mezzogiorno d’Italia». Un esempio concreto è quello della Sardegna, dove i sindaci sono già in mobilitazione e hanno deliberato nei rispettivi Consigli ordini del giorno che hanno chiarito il «diniego a qualsiasi ipotesi di ospitare nel proprio comune il deposito nazionale di scorie nucleari».
Altro punto riguarda la famosa “Guida 29” di Ispra, che identifica le aree da escludere per la costruzione del sito e «sull’ipotesi che la dorsale Appulo Lucana ai confini con Matera potrebbe essere interessata (salvo altri studi approfonditi e smentite governative) al progetto del deposito nazionale di scorie nucleari». Questo perché «l’Alta Murgia pugliese ospitò negli anni ‘50 già un sito nucleare con le basi missilistiche Nato con missili a testata nucleare Jupiter, successivamente smantellati negli anni ‘60».
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