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MATERA – Come presentare un bilancio senza farlo apparire come un commiato dalla città.
Per il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, la sintesi del suo mandato quinquennale è stata, lo ha spiegato quasi subito, l’occasione per spiegare che in fondo si considera un privilegiato: fa un lavoro che gli piace, bellissimo, e lo pagano pure.
La rassegna di ciò che la sua amministrazione ha prodotto è stata anche una utile occasione per liberarsi di qualche sassolino («Per un sindaco uscente ci vuole sempre rispetto») e parlare «A nuora perchè suocera intenda» («Vorrei capire se Angelo Tosto fa parte della coalizione di centrosinistra»). In cinque anni, l’amministrazione comunale ha dovuto affrontare tagli dallo Stato, effetti del Patto di stabilità che Adduce ha definito «Il disastro nazionale» , anticipare fondi della Provincia (non ancora tornati nelle casse comunali), fare di necessità virtù. «Si poteva fare di più – ha chiesto a se’ stesso Adduce – Forse sì, ma sono stati anni in cui non ci siamo mai risparmiati, oltre 1800 giorni in cui raramente è mancato qualcuno di noi». Mostra lo spot della campagna elettorale di cinque anni fa quando, viaggiatore su un bus cittadino rispondeva ad una donna che Matera sarebbe diventata Capitale europea della Cultura nel 2019.
Al suo futuro, dal 18 maggio in poi risponde: «La discussione è in corso ma voglio concentrarmi sul lavoro svolto in questi anni».
«Abbiamo inserito una grande visione legata ai temi indispensabili facendo i conti con una finanza locale molto difficile. Dai 20 milioni di trasferimento dallo Stato siamo scesi a quasi 5 milioni. Il nostro bilancio ha registrato una riduzione talmente drastica che avrebbe dovuto richiedere atti difficili. Ci siamo fatti bastare quello che avevamo, lavorando in modo intelligente. Un esempio su tutti: l’appalto per il trasporto pubblico locale era già avviato, per tre anni abbiamo affrontato un assalto all’arma bianca per non farci concludere la procedura. Invece dall’1 gennaio 2013 lo abbiamo aggiudicato. Spendiamo 4 milioni all’anno per 1,300 mila chilometri e messo in sicurezza questo comparto».
In tema di razionalizzazione dei costi, Adduce aggiunge: «Abbiamo ridotto la spesa per gli asili nido di 200 mila euro all’anno senza aver ancora aggiudicato il nuovo appalto. Tutto questo senza aver tagliato nessun servizio, incrementando anche la mensa alle scuole medie. Per conto della Provincia, che non ce li restituirà mai, le somme per il sostegno di ragazzi disabili anche nelle scuole superiori. Con la Provincia, però, su questo tema non siamo mai riusciti ad intenderci».
Prosegue a testa bassa nell’analisi del lavoro svolto e alle polemiche sulla credibilità di questa amministrazione risponde: «Abbiamo svolto un lavoro silenzioso e restituito alla politica, pur con qualche scontro, la dignità che merita. Nonostante gli attacchi nei miei confronti, non sono un capatosta – precisa – Ho voluto impersonare in modo serio e rigoroso il ruolo di sindaco e ho preteso sempre il rispetto per questo ruolo». Parlando di se’ stesso, descrive una persona allegra, poco portata alle polemiche e agli scontri (celebre, però, è il suo tono di voce che diventa portentoso quando perde la calma e “tortura” il suo sigaro, ndr.). Orgoglioso parla dei lavori in piazza Matteotti che hanno condotto alla riqualificazione e all’attuale restituzione di dignità di quell’area. «Ho dato fondo alla mia incazzatura e sistemato l’area. Non è una grande opera, ma è un luogo emblematico in cui migliaia di persone passano ogni giorno».
Sugli appalti per le opere pubbliche, Adduce sottolinea il valore di alcune scelte: «Non abbiamo mai fatto l’errore di appaltare opere che poi sapevamo non poter pagare. Il Comune, per questo, ha una media di tempi di pagamento bassa, fra 34 e 37 giorni. Non abbiamo voluto mettere a repentaglio le imprese, la vita di tante famiglie. La tenuta formidabile della nostra funzione finanziaria, ci ha consentito di anticipare somme che avremmo dovuto ricevere dalla Regione». Un esempio? «Il trasporto locale. La Regione paga al Comune 2 milioni all’anno. Al 31 dicembre 2014 la Regione non aveva pagato nemmeno un euro. Per tutto l’anno i bus hanno camminato, i dipendenti sono stati pagati senza che ci fossero contributi regionali che stanno arrivando in questi giorni. Le Politiche sociali, settore in cui la Regione investe molto, da mesi si basano solo sulle nostre risorse». Il rigore per Adduce ha dato i suoi frutti: «Ho perso spesso la pazienza in consiglio comunale, ma ho fatto bene perchè altri Comuni sono sull’orlo del dissesto. Il bene comune, per antonomasia, sono le casse comunali».
Al benessere economico finanziario ha contribuito anche il fatto di non aver perso i fondi Pisus : «Siamo partiti nel 2010 a tre anni e mezzo dall’inizio del programma 2007-2013. Quelle somme erano solo sulla carta, ma siamo riusciti comunque a recuperare. Dei 20 milioni ceduti nella rimodulazione, ne abbiamo avuti 24 dall’Fsc. Da aprile 2014, per il Patto di stabilità, la Regione ci sta inviando ora le schede per le opere previste e appaltate all’epoca: scuole, impianti sportivi, l’Auditorium e altro ancora». Torna sui contenitori culturali e sul caso dell’area Barilla che diventerà area pubblica. Lasciamo al momento 24 milioni di euro di lavori, 10 milioni del Piano città, altri fondi per altre opere in programmazione. Un portafoglio che i nostri posteri avranno a disposizione».
Sugli strumenti urbanistici, poi, lascia intravedere passaggi meno fumosi: «Abbiamo avviato e presentato cinque anni il Piano strutturale e il regolamento urbanistico (che può approdare presto in consiglio per l’adozione), messo in lavorazione il piano di gestione del sito Unesco che sta per giungere anche in consiglio per approvarlo entro la conclusione del mandato. Si tratta di un tema nel complesso antico, abbiamo provato a chiudere prima, ma non ci siamo riusciti per le disattenzione dei nostri predecessori. Relazioni geologiche non definite, procedure non rispettate a cui abbiamo posto rimedio. Abbiamo pagato oltre tre milioni di debiti fuori bilancio, ovvero diritti di cittadini che per anni non si erano visti riconosciuti».
A temi come Matera 90, Adduce risponde: «In quanto alle varianti, ne abbiamo approvate tre, due delle quali erano state approvate nell’ambito di un Piano generale, il Piano casa dell’aprile 2011. Quel grande progetto con un investimento di 82 milioni, credo sia un’operazione di riconnessione e riqualificazione dell’area. Realizzandola, si fanno interventi in cui c’è integrazione totale».
Uno sguardo alla macchina comunale: «L’ufficio Sassi ha avuto un destino che non appartiene a questa gestione. La sua vicenda è legata al personale di questa struttura, che soffre di una penuria incredibile a cui non abbiamo potuto porre rimedio per le vicende della finanza pubblica. Abbiamo fatto fronte alla fase più difficile mai vissuta dalle amministrazioni comunali anche con la decadenza di alcune strutture comunali in termini di numeri che di qualità anche a causa dell’età crescente dei nostri dipendenti».
Sul tema della Scuola di restauro, questione ancora aperta, Adduce perde la pazienza: «Chi ha a cuore questa operazione dovrebbe riflettere su come si è presa quella decisione. Non parlo della istituzione della scuola grazie al Decreto e all’accreditamento effettuato. Bisognerebbe chiedersi perchè si decise di farlo lì, sapendo che per il restauro ci saremmo trovati, come è accaduto, di fronte a questioni tecniche e tecnologiche che in altri luoghi non sarebbero necessari. Ho anticipato per conto della Regione, fondi per evitare che l’impresa fallisse. Sono orgoglioso di come è stato condotto il cantiere, perchè abbiamo impedito lo sfracello. A giugno la Scuola potrà aprire i battenti grazie a Salvatore Adduce e all’amministrazione comunale di Matera».
Il futuro dei Sassi, riletti alla luce della vittoria, evitando che vengano musealizzati: «Bisogna evitare l’assalto a mano armata nei sassi, a cominciare dalle attività ricettive. Ho chiesto a Lorenzo Rota e ad altri tecnici esperti, di definire un meccanismo che limiti il proliferare di B&B e strutture di questo genere. I sassi sono elemento centrale del percorso di candidatura e per questo il nostro gioiello va messo in sicurezza. I Sassi sono una vera città ma spesso li trattiamo come un quartiere».
Per oltre un’ora ha tentato di svicolare dal tema del momento, la sua candidatura ma, alla fine: «Non so chi sarà il nuovo sindaco, chi saranno i candidati. Credo se ne siano presentati già tanti..Benedetto, l’area dei civici capeggiati una volta da Tosto voleva esprimere un candidato. Non so se Tosto è diventato del Partito democratico e vuole esprimere un candidato, poi ci sono i neo pittelliani che vorrebbero candidare uno di loro, la famiglia Antezza vuole candidare un parente. Ho sentito fare alcuni nomi…Non mi appassiona la discussione sulle primarie – aggiunge – ma vi invito a guardare l’articolo 18 dello Statuto che distingue le primarie di coalizione da quelle del Partito democratico. Le prime sono quasi un imperativo: sindaci, presidenti di Provincia e delle regioni si scelgono così. Quindi ci vuole prima la coalizione; attualmente tutte le forze del centrosinistra si sono espresse, tranne il Pd, contro le primarie se si candida il sindaco uscente. Il comma 5 dell’articolo 18 spiega che il Pd deve tenere conto della figura di un sindaco uscente, ma non esclude le primarie. Questo è però un tema che riguarda il Pd. Chi vuole le primarie deve lavorare per costruire una coalizione. Per poter svolgerle ci vuole il 30% dei componenti dell’assemblea o il 15% degli iscritti. Quando c’è un sindaco uscente – conclude – persino lo Statuto dice: portategli rispetto».
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