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MELFI – Aria di disfatta all’interno della più illustre fondazione lucana, quella intitolata allo statista Francesco Saverio Nitti. Nata ormai quasi sei anni fa, con grosse ambizioni, roboanti proclami e la precisa mission di valorizzare l’eredità del politico ed economista legato alla Basilicata non solo per le sue origini melfitane, sta per ammainare le vele. «Atrofia», «inerzia», «ritardi». Con il risultato di una sospensione delle attività fino a un punto «di evidente criticità».
E’ il presidente del Consiglio d’amministrazione, il professore universitario di fama nazionale, Stefano Rolando, a lanciare l’sos.
In una lettera inviata al presidente della Giunta regionale (la Regione è socio fondatore insieme a Provincia, comuni di Melfi e Maratea, ma anche ministeri dello Sviluppo economico, delle Finanze e dei Beni culturali), in cui arriva addirittura a dirsi disponibile a un passo indietro se questo in qualche modo dovesse servire a sbloccare la situazione di immobilismo che si è venuta a creare.
«E’ passato ormai un anno dalle elezioni regionali – scrive Rolando a Marcello Pittella – e non c’è stato ancora modo di assicurare la fondazione certezza operativa».
La lettera super riservata è datata novembre 2014, ma nonostante le sollecitazioni del presidente del Cda, è ancora stallo. Nel mese di dicembre c’è stato una riunione del consiglio d’amministrazione. La questione rinviata ai primi giorni di gennaio. Ma di fatto pare la nulla sia cambiato. Insomma, nella fondazione di rilievo nazionale, che, tanto per capirci, vede tra i membri del comitato scientifico anche l’ex ministro Fabrizio Barca, non solo non decolla, ma rischia lo schianto. Prima la fine anticipata della precedente legislatura, poi i ritardi del nuovo esecutivo.
Ma i ritardi sono da addebitare anche all’instabilità romana – come sottolinea Rolando nella sua nota – circa la composizione degli organi sociali.
«Anche in questo caso, il reiterato tentativo compiuto dalla modesta voce costituita da un presidente in prorogatio ha ottenuto, nel corso dei mesi, dalle amministrazioni dello Stato solo qualche garbata presa in esame della pratica, ma nessun esito».
Del resto, dopo la prima edizione della scuola di alta formazione a Villa Nitti a Maratea, anche questa esperienza di successo è caduta nel dimenticatoio.
Era stato l’allora Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato proprio al presidente Rolando, a esaltare l’importanza dell’iniziativa.
«Esprimo vivo apprezzamento per l’attività della Fondazione – scriveva in quella occasione il Capo dello Stato – mio vivo apprezzamento per l’attività della Fondazione che onora l’eredità del grande studioso e illustre uomo politico, contribuendo alla formazione di una nuova classe dirigente di giovani laureati meridionali di particolare talento. L’innalzamento degli standard formativi nel Mezzogiorno e la valorizzazione del capitale umano sono condizione imprescindibile per lo sviluppo dell’intera Italia».
E, invece, la Basilicata, dopo aver snobbato il patrimonio materiale lasciato dallo statista in eredità alla Regione, adesso sembra voler snobbare anche quello intellettuale.
Si chiama Piano il documento al cui interno è stato stabilito quello che la fondazione può e deve fare in termini di contributo al territorio, non solo lucano, ma nazionale, «che però da due anni non è oggetto di alcuna vera convergenza decisionale».
Insomma, stando così le cose, non ci sono le condizioni per lavorare. Rolando riconosce al presidente Pittella «di non aver mai fatto mancare il personale positivo convincimento».
Ma – aggiunge – «devo anche registrare lo slittamento di ogni decisione indispensabile alla gestione regolare della Fondazione». In segno di alta responsabilità e forse anche in tono provocatorio, il presidente Rolando arriva agli estremi. E conclude dicendosi disponibile a «una ragionevole successione per la presidenza».
m.labanca@luedi.it
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