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POTENZA – Alcune di loro ieri non avevano da mangiare per i propri figli. Nemmeno un pacco di pasta. Sono sole, spesso non hanno altri familiari, non lavorano e se lo fanno è in nero e sottopagato.
Sono le donne beneficiarie del sussidio “filiazione naturale ragazze madri” di Potenza, circa 2.000 in tutto, compresa la provincia.
Ieri hanno preteso un incontro con il sindaco De Luca perché da ottobre non percepiscono il contributo. Trimestrale, pari a 615 euro, avrebbero dovuto percepirlo a gennaio. Generalmente, però, il Comune permette di ricevere almeno un dodicesimo della somma a Natale, in quanto periodo di maggiore difficoltà, specialmente quando si hanno dei bambini.
Quest’anno, invece, nulla. Il problema grave è che si avvicina la fine del mese ma del contributo ancora nulla. L’altro giorno alcune rappresentanti si sono recate all’Ufficio bilancio del Comune, il quale però ha affermato che i soldi per fronteggiare questa spesa non ci sono.
Si tratta di risorse regionali, 42.000 euro l’anno, «che la Regione Basilicata trasferisce al Comune di Potenza proprio a questo scopo», dicono le donne. E infatti, dall’Ufficio ragioneria della Regione Basilicata la documentazione – ieri consegnata a De Luca – testimonia l’effettivo trasferimento della somma di denaro al Comune. Non solo. Anche dalla banca che eroga il finanziamento le donne hanno avuto conferma della concessione del fido, così come richiesto dall’amministrazione comunale, sebbene il Comune sostenga non si sia completato l’effettivo trasferimento delle risorse nella casse comunali. Entro oggi, ha rassicurato il sindaco, le assegnatarie potranno ritirare l’ultimo contributo. Intanto a loro sostegno si è già mobilitata la macchina di solidarietà, con la Croce Rossa che ha dato piena disponibilità per vestiti, cibo e beni di prima necessità.
«Se non dovessimo riceve i soldi come promesso – ribadiscono le signore coinvolte – saremo di nuovo qui, davanti al Comune, a protestare». Perché appena l’altro giorno era stato loro garantita l’immediata soluzione del problema. La stragrande maggioranza delle beneficiarie sono per lo più in una situazione di estremo disagio. C’è chi non riesce a pagare la bolletta del gas e chi è stata sei mesi al buio perché non poteva pagare la corrente elettrica. Chi digiuna da due giorni per far mangiare i propri figli, uno maggiorenne e l’altro sulla soglia della maggiore età.
«Una volta compiuti 18 anni – dice – non si ha più diritto al contributo. Veniamo del tutto abbandonati». Diversi i casi in cui si aggiungono problematiche serie, relative a problemi di salute. Ma l’assegnazione non ha priorità, non guarda le storie personali di queste persone, bada solo al reddito. C’è poi chi deve badare a 4 figli, tutti minorenni, il più piccolo di 4 anni e il più grande di 12. E allora c’è bisogno di tutto. E 150 euro al mese non servono a nulla.
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