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POTENZA – «Con la famiglia Caprarella e con le società e le imprese edili riconducibili alla stessa D’Amelio aveva avuto concreti e documentati rapporti economici già a far data dal 21 novembre del 2001, giorno in cui D’Amelio e le sorelle vendevano alla Icem srl di Melfi rappresentata nell’occasione dall’amministratore unico Gerardo Caccavo (ai domiciliari da martedì, ndr), consulente e factotum dei Caprarella, un appezzamento di terreno edificabile sito in melfi contrada Ferrara per la somma di 75mila euro, valore così indicato nella perizia giurata redatta dall’architetto Vincenza Traficante, moglie dello stesso D’amelio».
E’ quanto scrive il gip Tiziana Petrocelli a proposito dell’ “asse” tra i costruttori e il capo dell’ufficio tecnico del Comune di Melfi, al centro dell’ultima inchiesta dell’Antimafia potentina.
La vicenda di quella compravendita di un terreno è stata ricostruita nel dettaglio dagli agenti della Squadra mobile di Potenza che hanno scoperto come in realtà quell’appezzamento fosse «già nella disponibilità della Icem, sin da epoca precedente al 26 aprile del 2010, allorchè il geometra Gerardo Caccavo (dipendente dei Caprarella, ndr) quale procuratore speciale questa volta dei D’Amelio aveva richiesto e ottenuto dal Comune di Melfi la voltura del permesso di costruire (…)».
Ma c’è anche un altro affare immobiliare a legare i Caprarella a D’Amelio e risale addirittura al 2003 quando «D’Amelio aveva stipulato come legale rappresentante del Comune di Melfi con Antonio Caprarella (…) un atto di cessione e concessione definitiva di un lotto nella zona Pip di 960 metri quadri a un corrispettivo di appena 5,16 euro al metro quadro». Un lotto che doveva essere destinato alla «produzione di malta preconfezionata e posa in opera di intonaci premiscelati». Mentre in realtà sarebbe stato adibito a sede di «alcuni esercizi commerciali nonché della ditta individuale di Antonio Caprarella», e negli anni seguenti a «residenza della propria famiglia».
«Un lussuoso immobile per civile abitazione composto di più piani con una superficie di oltre 100 metri quadri e una consistenza di ben 29 vani». Lo definisce il gip. «Con rifiniture interne ed esterne “extralusso”».
In altri termini: «Il nucleo familiare del Caprarella riusciva a costruire su un fondo ceduto dal Comune un immobile del valore di almeno 2 milioni di euro nella totale assenza di controlli e verifiche da parte degli uffici comunali preposti».

l.amato@luedi.it

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