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MELFI – La salita produttiva di Jeep Renegade e il contemporaneo lancio di 500X sui mercati internazionali, hanno determinato l’immediato ritorno in fabbrica di tutti i 5418 lavoratori della Sata, dopo due anni di cassa integrazione straordinaria.
Un annuncio accolto con grande entusiasmo, ma che comporterà, già da subito, qualche sacrificio in più.
Com’è emerso ieri mattina nell’incontro convocato dai vertici aziendali hanno incontrato i sindacati che hanno sottoscritto il contratto collettivo specifico di lavoro (Fiom esclusa). Nel corso del quale è stato comunicato che da lunedì della prossima settimana arriveranno i primi 300 interinali, già selezionati e 100 operai specializzati provenienti dallo stabilimento di Cassino.
Ma per far fronte all’improvvisa impennata neanche i nuovi arrivi bastano. Tanto che già nell’incontro di ieri il management Sata ha chiesto qualche sacrificio in più all’organico di fabbrica. Innanzitutto, si lavorerà su tre turni. E sono stati annunciati tre straordinari per sabato 17, 24 e 31 gennaio. Ma quello che molto probabilmente farà più discutere è la richiesta di produrre anche nella mezz’ora di mensa di fine turno lavorativo, che verrà regolarmente retribuita.
I sindacati ieri presenti all’incontro porteranno oggi le richieste dell’azienda ai lavoratori. Ma per ora il giudizio non può che restare ampiamente positivo, visto che le tute blu di Melfi sono proiettati su un percorso di reale rilancio, dopo anni di lavoro quasi assente e forti riduzioni di stipendi. La sfida è troppo grande per tirarsi indietro.
Il richiamo dei sindacati non può che essere di responsabilità e disponibilità in questo particolare momento. Lo dice il segretario della Fismic, Antonio Zenga, ma anche il segretario della Uil di Potenza, Vincenzo Tortorelli, che aggiunge: «I prossimi mesi saranno ad elevata densità produttiva. Sappiamo bene che alcune delle richieste della Sata vanno a incidere sulla sensibilità individuale dei lavoratori, ma questo è il momento del riscatto di un territorio che ha sofferto molto, e che oggi ospita il più grande stabilimento del gruppo in Italia. Dobbiamo essere all’altezza della sfida, anche con qualche sacrificio in più. Dobbiamo dimostrare a Fiat di essere la realtà produttiva di cui il gruppo di può fidare, anche in vista di futuri investimenti».
Una cosa è certa: i sacrifici richiesti ai lavoratori verranno ripagati con salari più alti che non dispiacciono a nessuno, dopo due lunghi anni di Cigs, preceduta da altrettanto lunghi periodi di cassa ordinaria.
E, anzi, la speranza dei dipendenti, in questo momento, non può che essere che la domanda delle due nuove auto si mantenga quanto più alta possibile. A rendere necessari gli straordinari è la capacità produttiva dell’unica linea dello stabilimento che sforna sia Renegade che 500X: tarata per produrre non più di mille vetture al giorno.
Il che significa che oltre a rafforzare l’organico, è necessario spalmare la produzione su un numero maggiore di giorni. A differenza del primo Suv Fiat che nelle ultime settimane è entrato nella top ten delle auto italiane più vendute, che viene prodotto anche in Brasile, la Sata è l’unica fabbrica del gruppo in tutto il mondo a produrre la 500 X che arriverà su ben 100 mercati internazionali. Il crossover, che prima di essere presentato ufficialmente al pubblico ha già fatto registrare ottime prospettive, farà il suo debutto nei saloni delle concessionarie in questo week end.
Dopo di che sarà ancora più chiaro quale sia l’indice di gradimento per la nuova nata in casa Fca.
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