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Nello stesso giorno in cui, a Parigi, milioni di persone sfilavano insieme contro il terrorismo, a Matera poco più di un centinaio ricordavano le vittime di una tragedia che un anno fa aveva scosso la città alle prime luci del giorno.
La differenza strideva come le comitive di turisti che passavano a pochi passi da quel vicolo del centro e non comprendevano la ragione della musica che arrivava di là, strideva anche con i materani a passeggio nei giardini di Villa dell’Unità d’Italia. Abito della festa, vassoio della pasticceria infiocchettato tra le mani e sguardo trasognato.
Perchè in fondo alla domenica del villaggio, a Matera, non si rinuncia.
E a Parigi, da tutta Europa, si sfila in corteo per la pace. La stessa Europa che ci ha designati a rappresentarla nel 2019.
Nel frattempo, tra i Sassi, il dramma di chi ha perso tutto, si vive a margine, come se quelle macerie non fossero lì, pezzo per pezzo, nelle case di ognuno di noi.
Quando, nel corso degli ultimi mesi, ho scritto di Vico Piave mi sono sempre chiesta cosa avrei provato se in pochi attimi non avessi avuto più nemmeno le mie scarpe, i vestiti, i documenti, lo spazzolino? Insomma, i piccoli oggetti del quotidiano che sono la vita di ognuno di noi.
Non poter più dire «Stasera torno a casa», avrebbe fatto di me una persona diversa?
Credo di sì e per questo ieri sono stata in vico Piave, per questo oggi racconto alcune di quelle storie, il modo in cui sono cambiate nel corso degli ultimi 12 mesi.
Mi è piaciuta la gara di solidarietà scattata nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, raccolta fondi, aste di opere d’arte, tutto pur di ottenere denaro da destinare agli sfollati. Ma già qualche mese dopo, quando gli stessi sfollati hanno steso uno striscione in piazza Prefettura, compiuto un tragitto in corteo, tutta quella gente era diminuita e con il tempo è diventata sempre meno.
Cos’è oggi, dunque, la solidarietà?
Denaro? Un panettone a Natale? Un uovo in cioccolato a Pasqua?
Ha ragione Francesco Calculli quando dice: «In questi mesi mi sarebbe bastato un gesto, una stretta di mano. Per farlo, ieri, i materani avrebbero dovuto soltanto modificare in parte il percorso dello struscio domenicale e farsi riscaldare un po’ il cuore».

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