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MATERA – «Dobbiamo imparare da questa vicenda che c’è bisogno di prevenzione e oggi abbiamo una responsabilità: far tornare prima possibile quella strada alla normalità senza dimenticare coloro che ci vivevano e le due persone che hanno perso la vita».
Salvatore Adduce, ieri, è andato in vico Piave alla manifestazione organizzata nel primo anniversario della tragedia.
La sera prima aveva partecipato alla messa in suffragio nella chiesa di S. Giovanni, officiata dal vescovo mons. Ligorio.
«Nei prossimi giorni – annuncia – cercheremo di mettere strutture adeguate a proteggere dagli sguardi le due palazzine crollate. L’argomento legato a quello strappo, quella lacerazione, è più che mai attuale, a cominciare dal modo in cui i proprietari potranno ricostruire le loro abitazioni». Al più presto, ha aggiunto Adduce: «Bisognerà risolvere il caso del vedovo di Antonella Favale e della vedova di Nico Oreste, entrambi senza casa». Nel primo caso con un paradosso incredibile: l’abitazione assegnata dal Comune a Francesco Calculli, era stata occupata da una famiglia.
Davanti ai colpevoli, una volta individuati, il Comune potrebbe costituirsi parte civile? «Comprendiamo prima le responsabilità – precisa Adduce – la magistratura dovrà chiarire la vicenda, il rapporto fra causa ed effetto». Il Comune, chiarisce Adduce ha approntato per vico Piave 300 mila euro dal proprio bilancio per assegnare le somme una tantum agli sfollati (200 euro a testa, 300 per singoli e fino a 400 euro in presenza di un disabile per sei mesi, ndr.) e pagare le spese per l’ospitalità di alcuni di loro in alcune strutture.

a.ciervo@luedi.it

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