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HO letto con attenzione l’editoriale del 8 gennaio 2015, del direttore de Il Quotidiano del Sud edizione Basilicata Lucia Serino dal titolo “Un giornale, una regione Siamo al posto di sempre (e la Francia è vicina).
L’editoriale è aperto con una frase che condivido molto e che volutamente evidenzio “Garantire le libertà, avere il coraggio di un pensiero autonomo, assumersi – soprattutto – la forza della responsabilità.”
La frase nell’articolo è riferita in particolare al taglio editoriale del giornale che la Serino dirige e che io sommessamente faccio mia. L’editoriale, molto bene articolato, tocca questioni di straordinaria importanza che per una serie di ragioni caratterizzeranno l’agenda politica del 2015. L’editoriale apre con la con il tema della libertà di stampa – anche a seguito dei sanguinosi episodi che si sono verificati a Parigi e continua con quello del riassetto istituzionale del nostro paese, con le ipotesi di accorpamento delle regioni e la ipotesi di scomparsa della regione Basilicata accorpata in parte alla Campania ed in parte alla Calabria, per finire alla città di Matera e alla “grande partita che ci giochiamo a livello internazionale” con il ruolo di Capitale Europea della Cultura 2019 – cito anche in questo caso la Serino. All’interno dell’articolo, tra le grandi questioni che vengono poste sono citato anch’io “reo” di dire cose diverse da quelle espresse dal consigliere regionale Roberto Cifarelli o da quelle del presidente della Camera di Commercio di Matera Angelo Tortorelli sull’evento del Presepe Vivente.
La Serino, riprendendo, immagino, alcuni “post” inseriti sui social network, facendo riferimento ad alcuni miei commenti ed esprimendo allo stesso tempo un giudizio scrive – “ o con le parole che vorrebbero essere di sarcasmo e di denuncia ma finiscono con l’apparire affette da avversità a tutti i costi di “un” Cotugno”. (a quanto pare sono l’unico degno dell’articolo indeterminativo).
Tutti i servizi giornalistici locali ancora oggi commentano l’evento del “Presepe Vivente” e tutti indistintamente hanno messo in evidenza, con argomentazioni diverse, le criticità, le lacune e alcune incongruenze che si sono verificate. Se volessimo stare, anche in questo caso, ai numeri le critiche sono state di gran lunga superiori ai giudizi positivi. Se vogliamo assumerci la forza della responsabilità dovremmo sapere anche sottolineare che è sin troppo semplice governare puntando prevalentemente sugli annunci che non sempre sono attuati e poi su autocritiche postume e utili solo alla comunicazione. Se vogliamo assumerci la forza della responsabilità dobbiamo saper mettere in evidenza la eccessiva incoerenza dell’evento con la storia della nostra città e con la stessa prospettiva di essere Capitale Europea della Cultura 2019, dobbiamo gridare alla inopportunità di accostare qualunque evento alla commercializzazione di qualunque prodotto. Se vogliamo assumerci la forza della responsabilità potremmo fare in modo che – riprendo alcuni temi posti da Tomaso Montanari (storico dell’arte) – il valore civico del nostro patrimonio artistico e culturale non venga utilizzato esclusivamente per il potenziale turistico e economico e che si eviti in tutti i modi che la cosiddetta “valorizzazione” del patrimonio culturale si traduca nel trasformare la nostra città in un “luna park” gestito da avidi usufruttuari perchè la vera funzione del patrimonio culturale è quella di alimentare la virtù civile, essere palestra di vita pubblica, strumento per costruire uguaglianza e democrazia sostanziali.
Se vogliamo assumerci la forza della responsabilità dobbiamo evidenziare, come lo stesso sindaco facendo autocritica comincia a fare, gli interventi necessari a rendere più accogliente ed accessibile la nostra città.
Il cammino che dobbiamo percorrere per rispondere all’impegno di essere Capitale Europea della Cultura 2019 è complesso ed allo stesso tempo affascinante. Abbiamo la responsabilità di rappresentare l’Italia e allo stesso tempo di essere riferimento per un nuovo paradigma che deve caratterizzare il rilancio dell’intero mezzogiorno.
A chi ritiene che, opporsi ad una idea di urbanistica che privilegia gli strumenti in deroga agli strumenti di pianificazione; opporsi ad un modello di gestione del ciclo dei rifiuti che riempie la discarica, tiene sporca la città, non soddisfa i parametri di raccolta differenziata e non affronta in modo definitivo la messa in sicurezza della discarica materana; opporsi alle proroghe degli affidamenti di strutture e/o servizi comunali (per esempio – impianti sportivi, gestione canili, asili nido, parcheggi, assistenza domiciliare); è segno di “avversità a tutti i costi”, oppure come si usa dire in questo periodo, è gufo e rosicone, o ancora che rientra nel gioco della campagna elettorale, rispondo con la stessa frase che il direttore del giornale utilizza nell’aprire l’editoriale.
Caro direttore con un pizzico di sarcasmo e di presunzione le dico che appartengo a quella categoria che ha il coraggio di un pensiero autonomo e che si è assunto e vuole continuare ad assumersi la forza della responsabilità anche quando l’omologazione è più facile e soprattutto più conveniente. Alla moda preferisco le scelte che richiedono coraggio, responsabilità, confronto e capacità critica.

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