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POTENZA – Non è successo il 31 ottobre, ma in ogni caso la decisione è stata presa. Il Comune di potenza si costituirà parte civile nell’eventuale processo alla “monnezzopoli” lucana. La notizia era attesa il 31 ottobre scorso, giorno del rinvio dell’udienza preliminare in vista del processo contro gli imprenditori che gestiscono il servizio di raccolta dei rifiuti. In quella occasione, nonostante il Comune di Potenza sia indicato dalla Procura come parte offesa, non si era presentato nessuno. Gli imputati in questo processo sono 12, tra questi ci sono gli imprenditori Giovanni Agoglia, Giovanni Castellano, Cosimo Guida, e Giovanni Basentini. Il 15 gennaio l’udienza preliminare potrebbe stabilire un rinvio a giudizio, e solo in quell’occasione il Comune si costituirà parte civile, nella speranza di ottenere un rimborso che, in questa situazione di dissesto generale delle casse comunali, potrebbe rappresentare una sorta di “salvezza” economica.
Così Potenza allungherà la lista dei comuni già costituiti, ovvero Brienza, Picerno, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania. Ma sarebbero pronti anche Tito, Balvano e Vietri.
Spetta al gup quindi decidere se portare a processo l’inchiesta nata dalle ceneri dell’enorme crisi dei rifiuti del capoluogo di regione, datata 2010.
E oggi come allora al centro della questione resta la B&B Eco di Giovanni Agoglia e la stazione di trasferenza di Aia dei Monaci a Tito Scalo. Qui gli ecocompattatori di 28 comuni del “bacino centro” della provincia di Potenza scaricano tutto in attesa che la monnezza venga poi trasferita negli impianti per lo smaltimento vero e proprio.
L’inchiesta prende piede soprattutto dai riscontri ottenuti nell’analisi delle bolle di accompagnamento dei camion in ingresso e in uscita dalla stazione. I militari si accorsero che i codici dei rifiuti cambiavano. Così rifiuti indifferenziati con probabili componenti pericolosi si trasformavano in rifiuti già trattati con tanto di estrazione dei metalli pericolosi.
Solo che il vaglio meccanico necessario per quest’ultima operazione non esisteva. Di tutto questo le amministrazioni sarebbero rimaste completamente all’oscuro continuando quindi a pagare a prezzo pieno il servizio alla B&B Eco che avrebbe poi conferito i rifiuti non trattati e potenzialmente pericolosi in mezza Basilicata, più precisamente nelle discariche di Pisticci, Tricarico, Lauria e Salandra senza che nessuno dei loro gestori battesse ciglio.
E secondo la stima degli inquirenti nelle tasche degli imprenditori sarebbero finiti più di 4 milioni di euro guadagnati in maniera illecita.
E intanto le discariche interessate sono diventate delle vere e proprie bombe ecologiche. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda la stazione di Salandra. Qui, a seguito di forti piogge, una enorme cascata di percolato è fuoriuscita da uno dei versanti della discarica finendo direttamente nei terreni circostanti. Il 4 ottobre scorso il sindaco dichiarò la chiusura definitiva del sito e la successiva bonifica.
v.panettieri@luedi.it
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