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IL TREND dei FabLab – in breve: laboratori di fabbricazione digitale – è in crescita: fare l’artigiano digitale oggi sembra essere il sogno di molti degli architetti e appassionati di design. Ne sanno qualcosa Marilena Laddaga e Giovanni Diele: lei originaria di Gravina (in provincia di Bari), 29 anni e con una laurea in Archittettura al Politecnico di Bari.
Lui nato ad Altamura (sempre Bari), 30 anni, con una tesi di laurea triennale sui cantieri navali dell’Argentario presso la facoltà di Architettura della Sapienza di Roma e una specialistica sul design navale presso l’Università di Genova. I due si incontrano durante un workshop a Gravina e, tra una chiacchiera e l’altra, arriva l’idea: basta navi e avanti tutta con l’artigianato digitale. A settembre 2014 nasce così a Matera Fabinitaly, un brand ma anche un modus operandi che caratterizza la realizzazione di mobili di design a km 0.
Giovanni ci spieghi cosa significa?
«Abbiamo deciso di puntare ad un modello partecipato nella creazione dei prodotti – dice Giovanni -, unendo tecnologia, competenze dell’artigianato locale e doti da designer degli utenti. Fabinitaly mette a disposizione un archivio online di prodotti che l’utente può personalizzare, scaricando i costruttivi e gli schemi di montaggio e progettando così il suo pezzo unico. Poi entrano in azione gli artigiani digitali e “analogici” più vicini geograficamente: i primi si occupano della realizzazione del prodotto mediante la stampa 3D e le tecnologie a controllo numerico e gli altri lo completano con finiture a mano, come verniciatura, laminatura, eccetera».
Perchè avete deciso di far iniziare quest’avventura proprio a Matera?
«Cercavamo un luogo in cui poter respirare la tradizione e la cultura del fare – spiega Marilena -, e dove le competenze degli artigiani, magari tramandate di generazione in generazione, potessero mescolarsi con le tecnologie. Poi la scia di Matera2019 ci ha dato la risposta definitiva».
In questo momento su cosa siete concentrati?
«Stiamo concludendo la fase di ricerca e sperimentazione – risponde Marilena – nell’individuazione dei materiali, in particolare quelli caratterizzanti i territori, e dei possibili impieghi con le tecnologie di fabbricazione digitale. Per esempio, tanto per rimanere a Matera, stiamo verificando come stampare il tufo con delle forme specifiche, superando la tradizionale lavorazione per sottrazione. Nel frattempo comunque ci siamo presi qualche soddisfazione, vincendo un premio all’interno dell’Internet Festival di Pisa con il nostro progetto Playwood, ovvero un sistema modulare di pannelli in multistrato e assemblabili grazie a un nodo a incastro. Siamo stati anche tra i vincitori di “Valore assoluto”, il concorso per startup organizzato dalla Cciaa di Bari».
Propositi per il nuovo anno?
«Investire sui macchinari – dice Giovanni – con cui sperimentare e realizzare prototipi, dal momento che fino ad oggi abbiamo usato quelli presenti nelle botteghe degli artigiani che hanno voluto essere folli assieme a noi».
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