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VIGGIANO – GRUMENTO NOVA – La situazione della Vibac sarà oggetto del tavolo che si svolgerà questa mattina in Regione tra l’assessore regionale alle attività Produttive, Raffaele Liberali, le rappresentanti istituzionali e parti sociali.
Ad oggi la situazione per i 185 dipendenti che hanno avviato un presidio dinnanzi ai cancelli dello stabilimento sito nell’area industriale di Viggiano – Grumento Nova, è incerta e senza prospettive future.
Di certo restano,d opo anche i dubbi sollevati da Michele Palma della Filcetem, le perplessità e i dubbi legati al comportamento del gruppo Vibac e su quello che vuole fare, anche dopo la notizia dell’investimento in Serbia.
Spulciando tra documenti informativi giunti da una fonte accreditata, il Gruppo nel 2011 con la vendita della divisione film nord America, aveva determinato l’uscita delle società Vibac Usa Inc e Vifan Canada Inc.
Inoltre era avvenuto l’ingresso della neo costituita Vibac Acquisizioni Spa. A Dicembre 2012, invece,
è stata costituita la società Vibac Balcani DOO con sede a Belgrado (Serbia), controllata al 100 per cento.
Al 31 dicembre 2012 le società appartenenti ed il relativo capitale sociale sono: Vibac Spa, sede Ticineto (Aquila), capitale sociale di 14.798.160 euro; Vibac GmbH sede Seevetal, (Germania) capitale sociale di 51.129 euro; Vibac Canada Inc, sede Montreal (Canada), con capitale sociale CAD di 2.494.847 di euro; Vibac Acquisizioni Spa sede Ticineto con 3.075.000 di euro; Vibac Balcani DOO, sede Boegrad (Serbia) RSD 10.000.000 di euro.
«La struttura del gruppo – si legge nel documento – mantenendo i propri connotati di multinazionale, ha visto una maggiore rilevanza delle attività europee».
E tenendo conto delle «favorevoli condizioni, delle possibilità di ottenere incentivi finanziari e per cogliere le opportunità offerte da aree di mercato in crescita, è stata costituita la società Vibac Balcani DOO».
L’inaugurazione, di fatto, della fabbrica Vibac nella zona di industriale di Jagodina è avvenuta il 18 dicembre 2013 alla presenza del premier della Repubblica della Serbia, in cui è stato comunicato di una «struttura che produrrà il nastro più moderno a livello tecnologico per l’imballaggio industriale».
Da altre fonti si evincerebbe che «l’Unione Europea concede alla Serbia 115 milioni di euro con l’annunciato programma finale per lo strumento di assistenza preadesione dei fondi Ipa, uno strumento di assistenza preadesione inteso a rendere l’assistenza più efficace e coerente attraverso un unico quadro per il rafforzamento della capacità istituzionale, della cooperazione transfrontaliera, dello sviluppo economico e sociale dello sviluppo rurale. Tra i le priorità tematiche “promozione dell’occupazione e il sostegno della mobilità dei lavoratori».
Inoltre nella relazione “Serbia, dai macroeconomici 2013” fornita dalla Banca Nazionale della Serbia, l’Istituto Nazionale Statistica della Serbia e il Ministero delle Economie e delle Finanza, si evidenzia che «l’Italia è il nono investitore in Serbia con un valore netto di mln/euro 32,45. Una parte degli investimenti esteri effettuati da parte delle imprese italiane tecnicamente provengono da istituti finanziari internazionali con sedi in altri paesi e che spesso non risultano come Ide in Serbia nelle statistiche ufficiali».
Al 2013, risultano registrate nel territorio oltre 1.930 imprese a capitale italiano, delle quali 650 attive per un giro d’affari stimato in almeno 3 miliardi di euro e una forza lavoro di oltre 30.000 unità, tra queste figura anche la Vibac.
La «tassazione sulle attività di impresa del 15 per cento usuali e il 20% per dividendi, partecipazione in capitale, interessi e simili. Tra i principali finanziamenti e linee di credito, la Bei, la Banca Mondiale, Bers».
«Inoltre – riprende la nota – i fondi Ipa comunitari ai quali la Serbia può avere accesso in qualità di paese in fase di preadesione».
Insomma dalla lettura dei documenti si evince come sia più che una indiscrezione che vuole spostata a est precisamente in Serbia, la produzione della Vibac. Sarebbe l’ennesimo colpo alla già traballante economia della Val D’Agri e getterebbe nella disperazione 185 lavoratori e le rispettive famiglie.
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