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POTENZA – Non fanno sperare in nulla di buono per la Basilicata – da sempre tra le regioni maglia nera per posti di lavoro – i nuovi dati nazionali Istat sull’occupazione.
Un novembre nero, al termine di un 2014 ancora fortemente segnato dagli effetti della crisi, è quello che emerge dalla foto scattata dall’Istituto di statistiche. La disoccupazione in tutto il Paese tocca il 13,4 per cento: un vero e proprio record per il 2014. In attesa di conoscere le elaborazioni a livello regionale, per capire quello che accade in Basilicata, vengono in aiuto i dati inediti relativi al terzo trimestre del 2014, che il Centro Studi Uil anticipa al Quotidiano,
«Parliamo di mille occupati in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente», spiega il presidente del Centro Studi, Giancarlo Vainieri. Sale al 30, 8 per cento – in aumento di più di tre punti rispetto allo stesso periodo del 2013 – il dato complessivo di coloro che cercano occupazione. Mentre, il tasso di disoccupazione – sempre secondo i numeri forniti dal Centro Studi – passa dal 13,09 dell’anno precedente, al 14,12 attuale. Insomma, una vera e propria emergenza lavoro, anche in Basilicata, a dispetto dei segnali di miglioramento emersi dai due trimestri precedenti.
A lanciare l’allarme, anche il segretario della Cisl, Nino Falotico: «Siamo molto preoccupati». Il sindacalista parla di vero e proprio «dramma sociale». A destare maggiore preoccupazione è soprattutto il dato relativo alla disoccupazione giovanile: a livello nazionale, un balzo in avanti di 0,6 punti percentuale rispetto al mese precedente e – anche qui – il record assoluto del 2014: il 43,9 per cento. Cioè, quasi la metà dei giovani compresi tra i 15 e i 24 anni non hanno un lavoro.
Se l’occupazione rappresenta il vero indicatore dello stato di salute dell’economia nazionale e locale, è evidente che siamo ancora lontani dalla quella ripresa da tutti auspicata, dopo anni di durissima crisi. Commentando i nuovi dati Istat, ieri mattina il presidente del Consiglio Renzi e il il ministro Padoan hanno spiegato che per vedere gli effetti della riforma del mercato del lavoro sarà necessario ancora qualche mese. Ma sull’efficacia delle misure del Jobs Act rimangono ancora molte perplessità all’interno dei sindacati. E ieri, anche il segretario Falotico ha parlato di una riforma che molto probabilmente non produrrà effetti apprezzabili sul mercato dei disoccupati. In assenza di misure destinate al rilancio dei consumi privati e degli investimenti, le aziende, anche in presenza di una consistente riduzione degli oneri sociali, non assumono perché hanno ancora troppa capacità produttiva inutilizzata. Per Falotico è indispensabile una riforma fiscale radicale che tagli le tasse ai ceti popolari, operai e pensionati in particolare, che rappresentano l’80 per cento del gettito Irpef, per far ripartire la crescita economica e il lavoro. «Su questo punto continueremo a dare battaglia in ogni sede, a partire dalla delega fiscale che, per quanto ci riguarda, va radicalmente cambiata. La clemenza – conclude il segretario della Cisl – non è la strada giusta per contrastare l’evasione fiscale, stimata dalla Corte dei Conti in 130 miliardi ogni anno, di qui ben 40 di Iva non pagata; contro l’evasione fiscale serve il pugno duro e la certezza del diritto, non i palliativi che premiano i furbetti a danno di chi paga le tasse fino all’ultimo centesimo».
m.labanca@luedi.it
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