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POTENZA – «Iniziative così volgari e superficiali non appartengono alla cultura e al modo di fare politica con cui vogliamo caratterizzare Fratelli d’Italia. Il tema dei diritti per gli omosessuali è delicato, anche a causa delle inaccettabili discriminazioni perpetrate ai loro danni per secoli. Ribadiamo la nostra ferma condanna a ogni specie di omofobia».
Nessun stupore, sono le parole di Giorgia Meloni in risposta ad un video che due candidati padovani, Raffaele Zanon e Romano Alberto Pedrina, scimmiottando i due ragazzi omosessuali che salirono sul palco dell’Ariston durante il festival di Sanremo, pubblicarono in piena campagna elettorale. Testo lapalissiano: «Vota con la testa e con il cuore, non votare con il culo. Noi amiamo le donne».
E poi c’è Donato Ramunno, consigliere comunale a Potenza con Fratelli d’Italia, da qualche giorno subissato da critiche e insulti per aver definito Conchita Wurst, la drag queen con la barba vincitrice del contest Eurovision e in onda pochi giorni fa su Rai 1 nella trasmissione di Giletti, un «essere immondo».
«Io non faccio il politico di professione – scrive Ramunno su Facebook – Io mi occupo di politica, che è un concetto diverso. E mi occupo di politica perché, attribuendo ad essa il significato di scienza delle scelte e del possibile, mi batto affinché esse vengano fatte partendo dai valori che ritengo essere non negoziabili: la vita in senso assoluto, la libertà nel rispetto delle leggi e quindi dello stato, la patria, intesa come Italia e come Europa, il rispetto della dignità degli uomini e delle donne. Ripudiando ogni forma di discriminazione razziale, religiosa e sessuale. E mi impegno con determinazione affinché attraverso queste scelte si concretizzi la mia idea di stato, di società, di sviluppo e progresso, di benessere».
Tutto questo – ci dice al telefono – fa parte della mia formazione politica, appartiene al passato come al presente e al futuro. Io sono contro ogni forma di discriminazione anche dal punto di vista sessuale».
Perché allora definirla «essere immondo»?
«Secondo il Treccani “immondo” vuol dire sgradevole alla vista, nient’altro (in realtà sul sito Treccani le definizioni sono molto meno lusinghiere ndr). In quel modo ho voluto esprimere una mia opinione che non riguarda assolutamente la sessualità ma l’aspetto. Quello che non sopporto sono le rappresentazioni stereotipate, l’immagine di un uomo, dentro un corpo da donna, con la barba in un certo senso non fa altro che stereotipare l’immagine dell’omosessuale. E su questo sono d’accordo in tanti. Il mio post non era discriminatorio, anzi in un certo senso era a favore della normalità, perché tra me e una persona omosessuale non c’è nessuna differenza. Eppure questi personaggi non fanno altro che ingigantire lo stereotipo del fenomeno da baraccone, del circo.. All’inizio, è vero, avevo detto “bestia”, poi una signora mi ha fatto notare l’eccesso, così ho chiesto scusa e modificato il post».
In pratica lei mette sullo stesso piano la Wurst e suor Cristina che invece canta “Like a Virgin” di Madonna
«Non sapevo di questa storia. Davvero ha cantato Like a Virgin? In ogni caso non è questo il problema, ripeto: non volevo essere discriminatorio, non è proprio nella mia natura, e poi mi sono ritrovato coperto di insulti, con addirittura gente che augurava la morte a me e a mia figlia».
La questione però è bipartisan, quasi una legge non scritta dell’intera era internet: basta andare a leggere la bacheca di Galella quando lancia i suoi strali contro i writers. In molti scrivono «tagliategli le mani», «prendeteli a schiaffi».
«Vero, e anche quel tipo di violenza è assolutamente da condannare, a volte però succede che ci si lascia andare ad espressioni un po’ colorite».
Sì però entrambi siete personaggi pubblici, dei politici
«Per come concepisco io la politica non vedo differenze. Io sto cercando di portare un modo diverso di fare politica, a 360 gradi. Cerco di dire ciò che penso e poi metterlo in pratica. Non mi piace la politica della mediazione. E quel post non fa differenza, io ho semplicemente detto quello che penso, in quel modo non ho voluto offendere la comunità lgbt ma la rappresentazione di uno stereotipo. E la cosa brutta è che si sta cercando di strumentalizzare la questione anche politicamente. Qui non c’è nulla di politico. Mi hanno detto che sono razzista e omofobo. Non è vero, anzi, molti amici omosessuali hanno condiviso quello che dicevo, hanno capito che il mio era uno schierarsi contro lo stereotipo».
Sì ma viviamo anche nel Paese dove il ministro dell’Interno dice che «L’Italia non diventerà né una grande sala parto per immigrati né un grande locale Arcigay».
«E’ come con le quote rosa, davvero c’era bisogno di una norma per favorire le donne in politica? Non bastava giudicare in base alla qualità invece che inserire una legge? Dobbiamo partire dal presupposto che le scelte sessuali fanno parte della normalità, parlare di diritti dei gay vuol dire ghettizzarli».
Sì però i reati a sfondo omofobo esistono, ma non esiste nel nostro codice una norma che possa definirli
«Lungi da me pensare che se acccade qualcosa si debba restare impuniti. Ma se ne può discutere diversamente e senza ghettizzare persone che, ripeto, non hanno nulla di diverso, di “anormale”».
v.panettieri@luedi.it
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