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358 giorni fa, viveva con sua moglie, pensava al futuro, aveva dei progetti. In pochi secondi, poco dopo le 7,30 del mattino, la sua vita è cambiata per sempre e a lui è rimasta la tuta da lavoro che indossava e i ricordi di una vita interrotta bruscamente.
Francesco Calculli era sposato da sei anni con Antonella Favale e l’11 gennaio dello scorso anno era appena uscito di casa per andare a lavorare. Quando è tornato, della sua abitazione non era rimasto più nulla e le ricerche durate molte ore lo avevano lasciato solo con una moglie da piangere e il dolore immenso da affrontare. Oggi Francesco parla di quei giorni, del silenzio di tanti, dell’amnesia di molti. E’ un percorso a ritroso non facile che finisce con una casa assegnata dal Comune e mai abitata, perchè già occupata da qualcun altro. Dall’Ater di Matera Francesco attendeva risposte entro la fine di ottobre che non sono arrivate, mentre nel prossimo settembre il mutuo della sua casa, sbriciolata in vico Piave, ricomincerà a dover essere versato. La beffa è uno schiaffo in pieno volto, la rabbia è forte. Lo ammette mentre ricorda a se’ stesso che bisogna andare avanti anche se nel corso degli ultimi 12 mesi avrebbe voluto una frase, un abbraccio, un gesto concreto. «Non parlo di denaro, di passaggi istituzionali – spiega – ma di qualcuno che mi facesse capire che mi era vicino, che capiva e condivideva il mio stato d’animo. Gli sguardi di commiserazione sono pesanti. L’unico ad essermi stato vicino è stato Franco Stella». Vuole giustizia, Francesco, ma non vendetta; vuol sapere chi ha provocato quel crollo, perchè non accada ancora, perchè i controlli siano attenti, pignoli per evitare tante tragedie. In quella strada Francesco qualche volta è passato di nuovo, ma il dolore era insopportabile perchè quella strada si è portata via sua moglie e i loro ricordi. Alcuni, pochi, li ha ritrovati tra le macerie e leggere il diario di questi mesi sul suo profilo Facebook è come fare un viaggio nelle viscere del dolore, percorrere con lui la strada della rinascita difficile ma non impossibile. «Ci sono paure, dolori, ma anche sorrisi che non si devono dimenticare – scrive sul web. Sua madre è morta quando lui è nato e la zia che lo ha cresciuto da quando aveva 12 giorni è stata uno dei sostegni di questi mesi, insieme a sua sorella che in poche ore ha lasciato il Veneto dove viveva con la famiglia ed è tornata a Matera per stargli accanto insieme a suo padre. Francesco sta raschiando il fondo del barile per rialzarsi e lo sta facendo con dignità, la stessa che ha mostrato in questi mesi e che mostrerà l’11 gennaio quando con tutti gli altri sfollati tornerà in vico Piave. Parlando dell’anno che è appena cominciato dice: «Sarà un anno di lotta, di nuove battaglie». Ci sono storie che non hanno bisogno di commenti.
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