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C’E’ anche Scanzano nella nuova lista dei siti nucleari che lo scorso venerdì Sogin ha consegnato all’Ispra, che ora dovrà vagliare quale sia il luogo più idoneo per il deposito unico di scorie radioattive.
Un centinaio i luoghi indicati dalla mappa, dove potenzialmente potrebbe essere costruita quest’opera che dovrà mettere in sicurezza 90 mila metri cubi di materiali radioattivi. Sono stati eliminati lagune, zone protette, miniere, dighe, militari, le aree sismiche, soggette a frane, sopra i 700 metri di quota, sotto i 20 metri, a meno di 5 chilometri dal mare, a meno di un chilometro da ferrovie o strade di grande importanza, vicino alle aree urbane, accanto ai fiumi.
Ma il sito lucano resta. Anche se è in zona costiera e non lontanissimo dalle estrazioni petrolifere. E a distanza di più di 11 anni dalla rivolta di Scanzano, la Basilicata torna a vivere quell’incubo. Certo, è ancora presto per fare previsioni sul sito prescelto. Ma tra i più probabili ci sarebbero Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata e Marche.
L’Ispra dovrà procedere alle proprie verifiche che potrebbero portare a una stravolgimento della cartina dei siti idonei. Ma l’ allerta resta alta. Dal giorno della consegna, Ispra avrà a disposizione due mesi di tempo per verificare l’applicazione dei criteri da parte di Sogin e validare la Carta. Entro aprile, il ministero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente daranno il benestare alla pubblicazione.
Da quel momento scatterà una consultazione pubblica con un seminario, passeranno altri due mesi, e per i successivi 3 si raccoglieranno osservazioni. Sogin spera in un’autocandidatura.
Il deposito porterà 1500 occupati l’anno per i 4 anni necessari – sulla carta- per la sua realizzazione e 700 posti di lavoro a regime durante la sua gestione. Quindi, emergerà il nome dei candidati.
Poi ci saranno le indagine tecniche.
Un iter molto lungo e sicuramente improntato a una maggiore concertazione con i territori rispetto all’inverno del 2003, quando in un consiglio dei ministri notturno fu prescelto Scanzano Jonico scatenando i lucani che bloccarono il progetto.
L’investimento previsto dalla Sogin è di un miliardo e mezzo di euro.
E ieri, proprio a Scanzano, si è tenuto un incontro voluto dall’associazione “No Scorie” proprio per discutere e fare luce sulla questione.
«E’ necessario approfondire gli elementi della realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
Qual è la tipologia di deposito, quali sono le aree interessate? Quali procedure sono previste e con quali tempi? Ci sono criticità che vanno sollevate?».
Questi gli interrogativo a cui l’associazione anticlueare chiede risposte. Nella speranza che non si ripeta più quello che è accaduto ormai 11 anni fa.
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