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POTENZA – Con il caschetto in testa e il volto coperto, in miniera, per chiedere lavoro, diritto e dignità. Nei tribunali contro i crimini di guerra, nelle corsie d’ospedale e nei propri studi e ricerche, tra gli ultimi a portare il proprio sostegno. Sono tutte “Marie” le donne premiate ieri alla quinta edizione del premio internazionale “Ester Scardaccione” assegnato alle donne residenti, nate o operanti in Basilicata che si sono distinte per l’impegno nei vari ambiti delle loro attività. Guerrigliere dei diritti e del valore delle donne. Proprio come le “Marie del Sulcis”, queste 37 donne dipendenti dell’Igea, il grande consorzio di bonifica delle aree minerarie finanziato dalla Regione Sardegna, che avrebbe dovuto bonificare, riqualificare e rilanciare le straordinarie aree di archeologia industriale sarde che non solo non pagava gli stipendi da mesi ma non aveva portato a compimento i propri impegni. Queste donne hanno occupato per 13 giorni la miniera e alla fine hanno ottenuto il riconoscimento di tutto ciò per cui avevano lottato. Sono state applaudite ieri, in collegamento dalla Sardegna nella Sala Inguscio della Regionedove è stato conferito loro il premio speciale proprio come simbolo della loro lotta. La stessa lotta che in settori diversi conduce Silvana Arbia, originaria di Senise, magistrato presso il Tribunale dell’Aja, vice capo d’accusa presso l’ufficio del procuratore del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda e oggi magistrato presso la Corte d’Appello di Milano. Col il premio ricevuto ieri vuole lanciare soprattutto un messaggio, alla luce della forte esperienza in zone di conflitto: «Le donne sono le maggiori vittime in questi conflitti ma anche le più coraggiose. Sono le testimonianze delle sopravvissute che hanno permesso di ricostruire i fatti. Ecco perché in questa occasione voglio rivolgermi a tutte le donne che vivono nel silenzio e che non riescono a denunciare, affinchè lo facciano, e alla società affinchè vengano supportate». Liliana Dell’Osso, invece, originaria di Bernalda, è medico psichiatra direttore dell’Unità Operativa di Psichiatria I dell’azienda ospedaliera – universitaria di Pisa. Lei è la donna dell’ «oltranzismo solidaristico», come ha dichiarato in una recente intervista. «La solidarietà tra donne – ha detto dopo aver ricevuto il premio – è la mia religione». Infine Lella Romagno, educatrice, affianco a chi ha bisogno: donne in difficoltà, immigrati, minori. Scomparsa a Banzi l’anno scorso, hanno ritirato il premio le due figlie. Carmen, la più grande, ha voluto ricordare la madre con l’insegnamento che le ha lasciato e che un domani cercherà di tramandare ai propri figli: «Essere sempre se stessi e aiutare il prossimo». Queste donne sono tutte «esempi – come ha detto Cristiana Coviello, da anni accanto alle donne in difficoltà con l’associazione Telefono Donna e figlia di Ester Scardaccione – modelli a cui tutti, ma specialmente le nuove generazioni, devono guardare». E’ racchiuso tutto qui il senso del premio, insieme alla possibilità di spingere riflessioni, ragionare sugli obiettivi raggiunti o da raggiungere e prendere impegni. Lo ha detto il presidente del consiglio regionale Piero Lacorazza, annunciando la modifica in consiglio il 22 dicembre della legge del 2007 sull’osservatorio regionale sulla violenza di genere e sui minori, mai costituito, e quella del ‘99 sul Fondo di solidarietà a favore di donne e minori vittime di reati di violenza sessuale oltre alla volontà di tradurre in legge, con il nuovo statuto regionale, il principio di parità di genere «affinchè mia più –ha concluso – avvenga ciò che è accaduto in questa legislatura, che vede zero donne in consiglio regionale». E’ ciò che auspica anche il presidente della Commissione regionale Pari opportunità Angela Blasi, sottolineando i ritardi della Basilicata in tal senso.
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