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POTENZA – Il caveau della Ronda resta sotto sequestro. E continuano le indagini per risalire ai responsabili dell’ammanco da 7 milioni di euro. Intanto il contante negli uffici delle Poste comincia a scarseggiare ed è già allarme sicurezza per i cittadini infuriati perchè non riescono a prelevare i loro soldi.
Si è rivolta al prefetto Rosaria Cicala il segretario generale della Cgil telecomunicazioni Anna Russelli.
«Riteniamo doveroso – scrive Russelli – chiedere il loro tempestivo intervento relativamente alla situazione in cui versano, in questi giorni, diversi uffici postali sul territorio delle due Province per la mancanza di liquidità dovuta al sequestro, disposto dalla magistratura, del caveau dell’Istituto di Vigilanza “La Ronda”, svolgente funzioni di tesoriere per conto di Poste Italiane».
Russelli spiega che la conseguenza immediata dell’accaduto è che «a causa della mancanza di liquidità presso gli Uffici, non è possibile, per gli utenti che si rivolgono agli sportelli, riscuotere pensioni o effettuare altre forme di prelievo».
Un disservizio che «determina, naturalmente esasperazione da parte dei cittadini e conseguenti tensioni che si riversano sugli incolpevoli lavoratori, con situazione che, a nostro giudizio, rischiano di divenire insostenibili anche sul piano della incolumità fisica degli stessi».
Per questo il sindacato ritiene che «la dirigenza di Poste Italiane debba intervenire tempestivamente a tutela dei lavoratori e degli utenti».
Sabato, il prefetto aveva revocato la licenza per il recupero e la custodia del contante al titolare de “La Ronda”, Pier Giulio Petrone, al termine dell’incontro con gli esponenti sindacali di Fisascat, Filcams e Uiltucs e una delegazione di lavoratori dell’Istituto di vigilanza.
Un provvedimento inevitavile dopo la segnalazione della Banca d’Italia alla magistratura su quei 7 milioni di euro spariti, o mai entrati, nel caveau de istituto.
Gli inquirenti, l’inchiesta è coordinata dai pm Gerardo Salvia e Francesco Basentini, hanno aperto un fascicolo contro ignoti per appropriazione indebita, e al momento non risultano notificate informazioni di garanzia. Ma non è escluso che sul registro degli indagati siano già comparsi i primi nominativi, dopo gli accertamenti effettuati nei giorni scorsi per stabilire chi avesse accesso agli armadi blindati e al denaro custodito al loro interno, proveniente dai maggiori istituti di credito lucani. Incluse le Poste Italiane.
Proprio per questo gli agenti della mobile di Potenza sono tornati negli uffici della Ronda ad acquisire ulteriore documentazione, da confrontare con le immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza da più di dieci anni a questa parte. Il sospetto infatti è che i “prelievi” non autorizzati siano stati diversi e differiti nel tempo. Mentre prosegue anche il conteggio del denaro effettivamente custodito nel caveau, che si aggirerebbe sui 30 milioni di euro.

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