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MELFI – Era diretto a Fenice e trasportava rifiuti urbani provenienti dalla discarica di Atella. Ma arrivato ai cancelli dello stabilimento di Melfi, i rilevatori dell’impianto hanno misurato un livello di radiottavità fuori norma che ha fatto scattare l’allarme. Immediata la segnalazione a Prefettura di Potenza, Asp, Arpab e al Corpo speciale dei Vigili del Fuoco. Il controllo effettuato da questi ultimi ha fatto emergere la presenza tra i rifiuti urbani di materiale radioattivo preveniente da scarti ospedalieri. In particolare di Iodio 131, un elemento con carica radiottiva che – secondo quanto riferito dal corpo speciale dei Vigili del Fuoco – ha una decadenza di 10 giorni. Sul posto anche il sindaco di Melfi, Livio Valvano. Che a fine serata ha assicurato: «Il carico è stato messo in sicurezza all’interno dello stesso perimetro dello stabilimento». Per fortuna nessuna parte dei rifiuti trasportati dal camion in questione è finito dei forni di Fenice. L’allarme è scattato in tempo.
Il fatto accade a una sola settimana dalla delibera con cui la Giunta regionale ha diffidato Fenice Spa e ha disposto la sospensione delle attività del forno E2 che brucia rifiuti speciali. La decisione dell’esecutivo regionale è stata assunta dopo l’anomalo fumo russo fuoriuscito da uno dei camini lo scorso 2 novembre. A più di un mese di distanza – come hanno spiegato in conferenza stampa il presidente Pittella e il sindaco di Melfi, Valvano – l’azienda non era stata in grado di fornire una spiegazione tecnico scientifica sulle cause che hanno determinato l’anomalia, né tantomeno sulla sostanza emessa. Nonostante le sollecitazioni dell’Agenzia regionale per l’Ambiente, Fenice non ha provveduto a fornire la documentazione richiesta. Da qui la decisione di sospendere le attività del forno che brucia rifiuti speciali. Ieri pomeriggio, il nuovo allarme, che, però, questa volta è stato segnalato dalla stessa Fenice. Sul luogo si è recato anche il consigliere del Movimento 5 Stelle, Perrino. Ora però rimane da capire com’è possibile che quel materiale radioattivo sia finito tra i rifiuti urbani. E soprattutto perché non sia stato rilevato all’ingresso nella discarica di Atella.
m.labanca@luedi.it
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