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ROTONDA – Il tribunale di Lagonegro ha dichiarato la decadenza di Rocco Bruno, sindaco di Rotonda. Ora il primo cittadino ha 30 giorni di tempo per poter presentare ricorso in appello. In questo modo Rocco bruno non dovrà dimettersi ma potrà attendere l’eventuale sentenza della corte d’appello. Ma per ora i giudici hanno risposto positivamente alla denuncia presentata dal consigliere di minoranza Domenico La Valle.
Il problema sta su alcune incompatibilità sulle quali si era pronunciata già la prefettura di Potenza poche settimane fa.
Il nodo della discordia sta nella gestione della Bruno group spa, società interamente partecipata da parenti prossimi del sindaco, che risulta impresa appaltatrice del servizio di gestione della struttura comunale “Rifugio Fasanelli”. Il motivo del ricorso riguardo la questione per i giudici è fondato, perché rispettivamente il fratello e la madre del sindaco hanno il 50% delle azioni della Bruno group che a sua volta gestisce il rifugio.
A questo proposito i giudici scrivono che «non possono ricoprire la carica di sindaco o di presidente della provincia coloro che hanno ascendenti o discendenti ovvero parenti o affini fino al secondo grado che coprano nelle rispettive amministrazione il posto di appaltatore di lavori o di servizi comunali o provinciali o in qualunque modo loro fideiussore». Anche se «Resta da verificare se in realtà la posizione di incompatibilità sia stata tempestivamente rimossa dal sindaco».
Questo perché Rocco Bruno, nella memoria difensiva ha scritto di aver eliminato i potenziali conflitti di interesse. Eppure i giudici scrivono che in quella lettera inviata all’amministrazione per notificare l’atto di cessione «non è stata offerta alcuna prova che la cessione del ramo d’azienda abbia avuto efficacia nei confronti dell’amministrazione comunale (…) lungi dal soddisfare i requisiti contenutistici prescritti, si limita a notiziare il Comune dell’avvenuta cessione e ad indicare il nominativo dell’amministratore unico della società concessionaria».
Ed è per questo che adesso il sindaco alla possibilità di effettuare il ricorso ed evitare una crisi comunale che potrebbe minare le fondamenta del suo mandato. In ogni caso i giudici Lucia Iodice, Giuseppe Bosone e Antonio Bellusci hanno sottolineato la questione della cessione di azienda, che anche se ha cambiato organigramma societario non porta effetti alla stazione appaltante.
v.panettieri@luedi.it
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