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«Caro Pino, ieri notte, mentre salivi sul palco a Policoro e, per raccogliere fondi per i bambini che muoiono di fame in Africa, cantavi “Oro”, Nicoletta, la ragazza con cui lavoro e con la quale condividiamo un amore viscerale per te, mi ha telefonato per farmi ascoltare la tua voce. In diretta telefonica ho sentito le tue ultime note. Poi ti sei accasciato. Caro Pino, ero un ragazzo e venivi al mio paese, Rivello, poco distante dal tuo, Lagonegro, a portare il 45 giri di “Oro” che il bar faceva risuonare nel juke-box. Imparavamo a conoscere il mistero della tua voce. I sacrifici che facevi con tuo fratello Armando erano visibili. Poi imparò a conoscerti tutta l’Italia. Qualche anno dopo uscì una canzone che mi straziava, era appena morta tua madre e scrivesti “Mia Madre”. Era difficile non commuoversi quando la ricordavi cantando: “Che luce sei dentro questi anni miei”. E mi dispiaceva che tua madre che ti aveva visto lavorare e lottare poi non aveva avuto la possibilità di assistere al tuo trionfo nazionale. Caro Pino non credere che te ne vai, ancora troppo giovane, nell’ombra. Resterai vivo dentro di noi, di tanti, la tua voce rimarrà nelle nostre ossa. Un abbraccio fortissimo alla tua famiglia».

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