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MATERA – In casa di uno dei sei pseudo tifosi del Rionero arrestati con Daspo (tre dei quali figli di appartenenti alle forze dell’ordine completamente ignari delle scorribande dei figli, ndr.), c’era anche un adesivo della Polizia, custodito quasi come un “trofeo”. Oltre a questi provvedimenti, sono stati denunciati a piede libero altri due tifosi e se ne stanno identificando altri. Procura di Potenza e di Matera (dr.ssa Pinto e dr.ssa Cazzetta) hanno lavorato a stretto contatto per portare a termine una operazione scattata a poche ore dalla partita di domenica scorsa e che ha impegnato tutte le forze dell’ordine come ha sottolineato il Questore di Matera, Schimera. «Sono orgoglioso per il modo in cui è stata gestita la vicenda. E’ un peccato che una festa dello sport, rischi di essere rovinata da poche persone». Il Questore in sede vacante di Potenza, Dario Sallustio ha aggiunto: «Con il Prefetto abbiamo riunito all’inizio del campionato il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica insieme alle società più rappresentative del territorio perchè ogni comportamento violento non verrà tollerato».
Domenica scorsa all’esterno dello stadio Rocco Perriello di Policoro non c’erano solo loro, i sei facinorosi, a tentare di provocare gli animi, ma anche altre persone che la Polizia di Policoro, il commissariato di Melfi e la Squadra Mobile di Matera, sezione tifoseria, stanno identificando in queste ore.
I fatti sono stati descritti ieri da Roberto Cirelli, dirigente del commissariato di Policoro e da Alberigo Martino, dirigente del commissariato di Melfi. Cirelli è uno dei tre poliziotti feriti negli scontri all’esterno della struttura dove si stava per disputare la partita di Eccellenza fra Real Metapontino e Vultur Rionero . Poche ore dopo i fatti, il sindaco di Rionero lo ha chiamato per esprimergli la solidarietà della comunità.
A Policoro erano arrivati con un autobus che trasportava in tutto circa 60 persone.
«Il servizio era stato previsto – spiega Cirelli – tenendo conto del numero che la stazione dei carabinieri di Rionero ci aveva comunicato; non si parlava di destinatari di Daspo o soggetti pericolosi. Invece è arrivato il bus con persone che hanno sparato cinque petardi, due dei quali di grosso potenziale, creando subito una forte tensione davanti ai cancelli di ingresso, spaventando gli allievi regionali della Vultur che stavano entrando allo stadio. Hanno ignorato il mio invito a stare calmi. A quel punto ho chiamato col cellulare di servizio la sala operativa per segnalare la situazione, ma uno di loro mi ha colpito al torace e al viso e ha preso il telefono. Gli altri hanno fatto da scudo, evitando che lo prendessimo. Ho detto all’operatore della Scientifica di riprendere i fatti, ma lo hanno raggiunto oltre il cancello, gli hanno tolto la macchina fotografica, distruggendola e sono andati sugli spalti (telefono e telecamera sono stati recuperati, ore dopo in un angolo dello stadio, ndr.). Quando abbiamo cercato di fermare il ragazzo che mi aveva preso il cellulare, ci ha buttati a terra e con altre persone hanno cominciato a prenderci a calci. Solo grazie all’intervento di alcuni tifosi locali e ad alcuni agenti della Finanza liberi dal servizio, non ci sono state conseguenze più serie. Il mio grazie va a loro e a tutte le forze dell’ordine che hanno raggiunto lo stadio per aiutarci». La partita, nel frattempo, è cominciata senza che si avesse cognizione di ciò che stava accadendo, per garantire la calma di tutti gli spettatori. Lo stadio intanto era stato circondato e dopo la fine della partita si è passati all’identificazione dei colpevoli degli scontri. Il 118, intanto, ha soccorso gli agenti che sono stati portati in ospedale dove sono state riscontrate lesioni al menisco e ferite varie. «Alla fine della partita – prosegue nel racconto Roberto Cirelli – il loro atteggiamento era cambiato. Remissivi, docili come agnelli sono saliti sul pulman e sono stati accompagnati fuori dal territorio». L’operazione è scattata durante la notte grazie alle immagini ricostruite dalla telecamera prima che fosse distrutta e alle testimonianze dei colleghi della Finanza intervenuti.

a.ciervo@luedi.it

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