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IL piccolo riscaldamento e la corsa a Montereale o attorno al lago di Pignola, al Pantano, il rilassamento in acqua – generalmente alla stessa piscina di Montereale – e per concludere il pranzo. Rigorosamente tutti insieme. Potrebbe sembrare il racconto di una qualsiasi squadra di podisti. E invece si tratta della giornata d’allenamento tipo di due ragazzi autistici potentini e uno con un lieve ritardo psicomotorio in procinto di partecipare alla gara di podistica nazionale Run for autism che si terrà domani con partenza alle 10 allo stadio Paolo Rosi di Roma. Di 2 chilometri la corsa non competitiva, di 10 la competitiva. Federico, Martino e Bernardino, rispettivamente di 15, 16 e 21 anni, si preparano intensamente da settimane. Saranno i primi ragazzi potentini affetti da questo grave disordine neurologico dello sviluppo che riguarda la sfera dell’interazione sociale e della comunicazione a partecipare.
Ad allenarli e a seguirli passo passo, gli operatori dell’associazione sportiva dilettantistica Filippide Potentina, una costola dell’omonima associazione nazionale che ogni anno promuove l’iniziativa nell’ambito del progetto Filippide che attraverso la pratica sportiva del nuoto e dell’atletica – in particolare della corsa per adulti- trasforma le persone con autismo in atleti. Per l’intera associazione ma soprattutto per Federico, Martino e Bernardino la gara è uno dei tanti traguardi raggiunti. Perché per chi incontra le loro stesse difficoltà, ogni giorno è una corsa e ogni obiettivo raggiunto una vittoria. La prima, è l’aver messo insieme questi tre ragazzi e aver costituito con loro, insieme agli operatori, un vero e proprio team. L’aver rotto l’isolamento naturale dovuto alla patologia e aver trovato, attraverso la corsa, il metodo per entrare in relazione. La scansione delle ore d’allenamento è prevista con precisione attraverso una serie di rituali: l’andare oltre le loro attese è fonte d’agitazione. Lentamente ci si avvia alla partenza con accanto il proprio “angelo custode” e si inizia così a correre lungo un percorso naturale, dove ci si può imbattere in chiunque. Tutti procedono senza accelerazioni e tenendo un passo piuttosto costante. Ad osservarli potrebbero essere scambiati per dei normali amatori che si incontrano nei parchi cittadini.
A volte qualcuno si ferma e il gruppo si scompone ma con tenacia continuano a seguire il proprio operatore. Il segreto è dargli degli obiettivi. Così riescono a correre per 10 chilometri, paria a circa 2 giri completi del Pantano, o a fare 5 vasche di seguito in piscina. Quando qualcuno vuole mollare viene riportato sulla retta via come si farebbe con un qualsiasi atleta, con tutta la determinazione che occorre nella pratica sportiva. Il metodo funziona. La corsa scarica, dà il ritmo, fornisce delle regole. In acqua è lo stesso. Run for autism arriva negli obiettivi di Filippide Potentina dopo una prima esperienza con “Tutti i colori dell’acqua”, gare agonistiche e non tra i ragazzi con disabilità e i loro compagni di classe, 5 per ciascuno di loro. Da qui l’esigenza dei genitori a trovare delle formule per continuare. A percorso scolastico finito ma anche alle scuole superiori, spesso resta un grande vuoto. «A Potenza non esiste alcun centro diurno per ragazzi con autismo adeguato alla loro patologia – dice Marcello Pesce, segretario dell’associazione – Finite le scuole le famiglie cominciano il giro presso le rare strutture diurne esistenti sul territorio per cercare un luogo idoneo. Nei pochi centri il rapporto utenti/educatori è, in genere, di 5 a 1, assolutamente insufficiente per poter programmare un lavoro realmente utile».
L’idea di Filippide Potentina è quindi rendere questo percorso possibile tutto l’anno, magari con un centro diurno sportivo sperimentale che consenta a chi lo frequenta di vivere la vita del vero atleta. Da qui l’appello agli enti pubblici e ai finanziatori privati affinchè «questa esigenza non continui ad essere ignorata».
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