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POTENZA – E’ come nel classico detto: quello che oggi può apparire come una perdita, può trasformarsi in un investimento per il futuro. Dove investimento va inteso come il poter continuare a svolgere l’attività imprenditoriale «in un rapporto di fiducia e di serenità» con cittadini e territorio. E’ stata questa la valutazione fatta da Michele Somma, che in qualità di amministratore delegato di Tecnoparco, martedì scorso, ha acconsentito alla proposta avanzata al tavolo in Regione sul caso della radioattività dei reflui Eni che arrivano dalla Val d’Agri: sospendere lo smaltimento per un mese. Il tempo utile ad Arpa Basilicata di completare tutti i monitoraggi. L’Agenzia, anche sulla base dei pareri scientifici richiesti alle istituzioni del settore (Iss e Ispra), ha ribadito che non esiste pericolo per la salute umana, né per l’ambiente. A dispetto di questo, si è scelto di assecondare la richiesta di sospendere le attività e consentire all’Agenzia di portare a termine i successivi accertamenti.
Una scelta che non deve essere stata presa a cuor leggero, visto il danno economico che provocherà all’azienda?
«Ci è sembrata quella più giusta da prendere, perché non volevamo correre il rischio di determinare incertezza nell’opinione pubblica, o di continuare a lavorare in un clima di scalfita fiducia con le amministrazioni comunali. Che ben vengano gli ulteriori accertamenti. Possiamo permetterci di fermarci perché non abbiamo nulla da temere. Non il contrario. Abbiamo la coscienza a posto. Ma prima di tutto mi permetta di chiarire una cosa che non vorrei fosse fraintesa. Innanzitutto l’attuale normativa in materia prescrive controlli alle aziende estrattive relativi alla radioattività, che vengono svolte regolarmente dal 2000 e che non hanno mai fatto emergere sforamenti. Queste ulteriori indagini, richieste ad hoc, rappresentano in di più rispetto a quanto previsto dalle norme. Arpab, Iss e Ispra hanno chiarito in maniera inequivocabile due cose importanti. Uno: i radionuclidi riscontrati nei reflui trasportati a Tecnoparco hanno origine naturale. Due: le concentrazioni rilevate e il calcolo sulle dosi a cui sarebbero esposti cittadini e lavoratori sono ben oltre al di sotto dei limiti fissato da legge. Forse è stato improprio fare un parallelo con i limiti imposti le acque potabili; il che probabilmente ha generato qualche confusione. La conclusione comunque è chiara: siamo lontanissimi da qualsiasi situazione potenzialmente allarmante. In aggiunta a questo, presto la Basilicata potrà vantarsi di avere un sistema di controlli che – mi lasci dire – non ha precedenti nel mondo».
Nonostante questo però avete accettato di fermarmi..
«Le ripeto, il nostro interesse è continuare a lavorare su questo territorio, in un rapporto sereno, senza conflitti, di trasparenza. Forse una scelta contraria non avrebbe giovato alla causa, soprattutto nel clima attuale, surriscaldato dalle polemiche che riguardano lo Sblocca Italia e l’articolo 38. Non abbiamo nulla da nascondere. E ci aspettiamo che al termine di questa sospensione potremo ripartire più forti (in termini di immagine) di prima. Insomma, quello che oggi rappresenta una perdita, può essere inteso come un investimento per il futuro».
Mi consenta la domanda: c’è un’inchiesta della Procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti a Tecnoparco che vi vede coinvolti. La circostanza ha avuto un peso sulla decisione?
«Assolutamente no. Se fosse stato così ci saremmo dovuti fermare mesi fa. E, invece, abbiamo continuato a lavorare a pieno regime.
Diciamo che l’inchiesta che ci vede coinvolti rappresenta il sintomo della nostra civiltà: si fanno indagini su tutto e questo non rappresenta un male, anzi, io dico, che ben vengano. Ma chi è oggetto di indagini di certo non deve essere messo nelle condizioni di sentirsi menomato. Noi non lo abbiamo fatto. Andiamo avanti, perché, le ripeto, abbiamo la coscienza a posto».
Intorno a Teconoparco da tempo è maturato un clima di diffidenza. Le ha mai creato qualche imbarazzo in qualità di imprenditore e di presidente dell’associazione degli industriali lucani?
«Guardi, sono estremamente sereno. Un imprenditore valuta il suo successo non solo dai ricavi della sua attività, ma anche e soprattutto da quello che riesce a creare sul territorio, al di là di quello che si mette nelle proprie tasche. Un valore che non c’è neanche bisogno ti venga riconosciuto. Ne devi essere consapevole tu. Abbiamo rilevato questa azienda del 2001, con perdite che non prospettavano altro che il fallimento. Quando il petrolio grezzo veniva bruciato così com’era, in camini che non avevano nessun filtro. Con tantissimi lavoratori già pronti ad andare a casa. Cosa le devo dire, non mi interessano le autoesaltazioni, ma sono consapevole del valore della mia attività imprenditoriale».
m.labanca@luedi.it
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