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POTENZA – Nicola Cassano, 46 anni, lo hanno trovato in un ristorante di Bertinoro, un piccolo borgo in provincia di Forlì-Cesena. Era in fuga dal 18 marzo del 2013, giorno dell’evasione dal carcere di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba dove stava scontando una condanna definitiva per l’omicidio del maresciallo dei carabinieri Marino Di Resta, 34enne di Sessa Aurunca (Caserta), avvenuto a Pescara il 19 settembre del 1996. Cassano non tornò mai da un permesso premio che gli era stato concesso.
Il maresciallo dei carabinieri lo aveva rintracciato, in una villetta in costruzione in via Monte Bertone, a Pescara mentre si spartivano il bottino di una rapina fatta ad un rappresentante di gioielli al casello autostradale di Francavilla al Mare, in provincia di Chieti.
Dalle balconate di quella villetta scoppiò una sparatoria durante la quale Di Resta venne colpito da otto proiettili al torace, all’ addome e alle braccia. E ieri pomeriggio il melfitano Nicola Cassano è stato preso dopo un lungo periodo di attività della sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile di Potenza, sotto la direzione della Dda della procura della Repubblica di Potenza. A collaborare all’arresto anche la squadra mobile della Questura di Forlì-Cesena.
Assieme a Cassano, all’epoca 28enne, della banda facevano parte Carmine Marolda, 35enne di Venosa, considerato il capo, e due 27enni di Cerignola, Antonio Scelsi e Gianfranco Sgramella.
Marolda più di recente è stato indicato come uno dei sicari al soldo del clan Cannitto di Barletta, che il 20 aprile del 1996, ha ucciso un “traditore” per questioni legate al traffico di droga.
Per arrestare Marolda, Cassano e gli altri sarebbe occorso meno di un mese, con l’irruzione in un’anonima villetta di Barletta dove si erano nascosti con la moglie e il figlio del capobanda, grazie al sostegno degli amici del posto.
E proprio a Barletta il 18 marzo dell’anno scorso la fuga di Cassano era stata “annunciata” da uno dei suoi complici Antonio Scelsi, evaso a sua volta qualche mese prima, che si era fatto strada sparando a un posto di blocco della guardia di finanza una volta riconosciuto.
Scelsi è stato riacciuffato un mese dopo grazie a un blitz in un appartamento nella periferia di Roma, dov’era in compagnia di un altro ricercato, che era con lui a quel posto di blocco. Con loro avevano due revolver e una mitraglietta Scorpion carichi e pronti all’uso, se soltanto avessero avuto il tempo di impugnarli.
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