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POTENZA – Che effetti provocano le emissioni del Centro oli di Viggiano, l’infrastruttura fondamentale del programma di estrazioni dell’Eni in Val d’Agri?
C’è un nuovo filone d’indagine al vaglio degli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, che da febbraio hanno avviato una serie di accertamenti sulle attività del cane a sei zampe in Basilicata. Si tratta dell’embrione di una vera e propria indagine epidemiologica, sul modello di quella realizzata negli anni scorsi per l’Ilva di Taranto.
5000 ESPOSTI
I militari del Noe dei carabinieri, coordinati dai pm Francesco Basentini e Laura Triassi, hanno già acquisito gli elenchi dei lavoratori che gravitano attorno all’impianto. Sia quelli che dipendono direttamente dall’Eni, sia quelli assunti da ditte dell’indotto che ogni giorno varcano gli ingressi del centro per effettuare menutenzioni e servizi vari.
In tutto si parla di oltre 5mila nominativi di persone “esposte” ai gas prodotti dalle lavorazioni del petrolio estratto nell’area, prima del convogliamento nell’oleodotto che da Viggiano lo porta alla raffineria di Taranto.

(L’articolo completo sull’edizione acquistabile online qui e in edicola)

 

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