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POTENZA – «La mia vita senza te non ha né senso né scopo». «Ti starò sempre vicina. Ti sento anche se non sei qui. Sento le tue mani e il sapore dei tuoi baci. Ti amo». Più alcuni versi di Shakespeare sull’amore.
Sono i messaggi scoperti nei telefonini di Anna Esposito, il commissario della Digos trovato morto nel suo appartamento di servizio il 12 marzo del 2001. Messaggi mai inviati e senza un apparente destinatario, gli unici rimasti nella cartella delle bozze, che riemergono dalla perizia disposta all’epoca dei fatti dalla Procura di Potenza.
Quando siano stati scritti non è indicato. Ma anche tra gli inquirenti che hanno riaperto il caso, già archiviato come suicidio, e ora ipotizzano un omicidio camuffato, i dubbi non mancano. Tant’è che a distanza di 13 anni è stata disposta una nuova autopsia sul corpo della poliziotta, dopo quella che, soltanto sulla base degli atti del fascicolo, «non aveva escluso» la possibilità di un delitto. Troppo poco per dire con certezza che non si è trattato di un gesto autolesionista. Di qui il bisogno di un esame autoptico che potrebbe offrire qualche riscontro in più, a cominciare dalla presenza o meno di lesioni dell’osso ioide che di norma si verificano quando qualcuno viene strangolato.
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