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A muso duro contro il segretario della Fiom, Landini. A voce alta verso Renzi chiedendo che si acceleri anche sulla riforma dei diritti civili: così Speranza che si candida sempre di più a leader della sinistra Pd. Quella che fa (faceva?) riferimento a Bersani ed Epifani. Perchè ieri il 36 enne potentino ha chiuso la kermesse nazionale di Area riformista a Milano propio davanti allo sguardo di Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani. Cioè davanti agli ultimi due segretari nazionali del Partito democratico prima dell’avvento dell’era Renzi. In pratica quella di ieri è stata la nascita ufficiale di Area Riformista che si candida a rappresentare la parte “buona” della minoranza di sinistra del partito di Matteo Renzi.

E il capogruppo del Pd alla Camera dei deputati, Roberto Speranza ieri ha assunto il ruolo che fino a qualche tempo fa era dei padri: spiegare che la sinistra nel Pd esiste ancora, «è viva» e «vuol contribuire a al bene del Pd e al bene del Paese».

Ma al netto delle dichiarazioni sotto la Madonnisna ieri c’è stata una vera e propria parata di democratici per la nascita di Area Riformista a Milano. Tra i leader, oltre a Bersani, Epifani e lo stesso Speranza anche l’ex ministro Damiano. La sintesi della giornata (o meglio il manifesto politico) è che viene  lanciata da una parte la sfida alla sinistra radicale, e dall’altra la sfida al “pensiero unico” renziano.

Il discorso conclusivo, da leader, di Speranza è stato ruvido in alcuni passaggi ma anche non belligerante nei confronti del presidente del Consiglio. Durissimo il big lucano nei confronti di Landini. Speranza ha giudicato «un’offesa del tutto fuori luogo», il fatto che il leader sindacale abbia definito la mediazione interna del Pd «una presa in giro».

Il capogruppo dem alla camera dei deputati ha quindi aggiunto: «Ho molto rispetto per chi protesta in queste ore, per chi ha opinioni diverse. Dobbiamo lavorare ad un nuovo rapporto tra politica e soggetti sociali dopo di che  il parlamento decide. I toni troppo aspri che abbiamo ascoltato in questi giorni non aiutano neanche le battaglie giuste. Dobbiamo lavorare per un nuovo rapporto tra politica e soggetti sociali».

Poi Speranza si è dedicato alle questioni interne al Pd. E ha chiesto un dibattito meno posizionate sulle derive: «Siamo rimasti l’unico vero partito dìItalia non antisistema. Abbiamo una grande responsabilità. Ci votano non solo solo i nostri sostenitori tradizionali altrimenti non saremmo mai arrivati al 41 per cento. Ci votano quelli che hanno a cuore il sistema democratico. E non possiamo non tenerne conto. Il nostro dibattito interno deve svilupparsi proprio a partire da questo principio. Dobbiamo rimanere dentro e non fuori il sistema».

Speranza quindi si rivolge a Renzi. Lo fa senza rotture. Ma alza i toni e chiede di spingere per rompere il 3 per cento del Patto di stabilità dell’Europa. E ancora chiede segnali. In particolare sugli aiuti alle famiglie: «Buona cosa il bonus bebè, ma il limite dei 90 mila euro di reddito a famiglia è un dato che non guarda alla realtà». E’ un’escalation quella di Speranza: «Chiedo a Renzi  il coraggio di mettere a scadenze sui diritti civili. Sono inaccettabili i ritardi che portiamo sulla riforma e cioè sul diritto delle coppie di fatto o sul diritto di cittadinanza».  Il finale del capogruppo alla Camera è tutto politico: «Non rappresentiamo la vecchia sinistra.  Qui c’è una sinistra moderna che parte dai diritti, dalle tutele e dalle pari opportunità. Noi vogliamo che il Pd vinca e che il governo affronti vincendole le sfide che ci sono sul tavolo. Se non ce la fa il Pd non ce la fa il Paese. Ma il Pd ce la può fare solo se la cultura di sinistra sarà realmente protagonista al suo interno».

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