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LAGONEGRO – Il tribunale della libertà di Potenza ha accolto l’istanza di riesame presentata il 5 novembre dall’avvocato Antonio Boccia, legale difensore di Guerino Buldo.
Anche i difensori di Biagio Riccio ed Eugenio Torino, gli avvocati Naponiello e Aldinio, hannno presentato la stessa istanza.
La decisone di fissazione dell’udienza – prevista per il prossimo 11 novembre nel capoluogo – è stata presa all’unanimità dal collegio di giudici presieduto da Gerardina Romaniello.
Pertanto Boccia si recherà a Potenza davanti ai magistrati con la richiesta di rivedere la posizione del suo assistito, che continua a dichiararsi completamente estraneo ai fatti.
Buldo, 52enne originario della Basilicata ma residente al nord Italia con piccoli precedenti a carico, era stato arrestato lo scorso 28 ottobre dai carabinieri della compagnia di Lagonegro con l’accusa di associazione per delinquere in concorso finalizzata all’estorsione e aggravata dal metodo mafioso.
Insieme a lui erano finiti in manette altri Biagio Riccio ed Eugenio Torino anch’essi facenti parte – secondo la Procura della Repubblica e del sostituto che ha coordinato le indagini Francesco Greco in collaborazione con Luigi Gay della Dda di Potenza – di un unico sodalizio criminale dedito ad attività di taglieggiamento, con tanto di minacce e attentati incendiari, nei confronti di alcuni imprenditori del lagonegrese che erano stati interessati ai lavori di rifacimento del tratto lucano della autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
In effetti a disposizione degli inquirenti, oltre alle testimonianze delle stesse vittime dei tentativi di estorsione, ci sarebbero le immagini e le registrazioni telefoniche e ambientali prodotte dai militari del nucleo operativo e acquisite dai magistrati. Dei diversi episodi che hanno composto il quadro indiziario – tra cui telefonate e messaggi di testo inoltrati da cabine pubbliche di ospedali e autogrill situati in paesi del basso salernitano – che lo stesso Greco aveva definito «preciso e circostanziato perché sostenuto da evidenze granitiche» a Buldo viene specificato un unico capo di imputazione, relativo ad una presunta minaccia ad un gestore di un esercizio commerciale.
Il fatto sarebbe avvenuto il 3 aprile 2014 attraverso una telefonata anonima che Buldo avrebbe fatto insieme agli altri due imputati nello stesso procedimento, entrambi detenuti a Sala Consilina in attesa di giudizio – su un’utenza intestata al commerciante Vito Greco, nella quale con voce gli si intimava di saldare un debito di settemila euro, per evitare ulteriori future ritorsioni o atti violenti nei suoi confronti e danneggiamenti alle sue proprietà.
Già immediatamente dopo la convalida delle misure cautelari da parte del gip del Tribunale di Lagonegro, Boccia si era detto «assolutamente convinto della innocenza di Buldo», aggiungendo che avrebbe impostato una linea difensiva finalizzata a «fare assoluta chiarezza circa la sua posizione».
E dunque ha accolto la notizia della fissazione dell’udienza «in tempi così brevi – sono ancora parole sue – con grande compiacimento e soddisfazione per la tempestività dei giudici, che consentono così di avere un riscontro ad un cittadino ristretto». Il legale invece, sin dal primo momento, aveva insistito sulla possibile incongruità delle accuse a carico di Buldo, soprattutto in merito all’aggravante di associazione mafiosa, poiché la «sua figura compare in un unico episodio e dunque mi pare sia poco plausibile» aveva detto.
E perciò chiederà ai giudici del Tribunale della libertà di approfondire e diversificare la posizione personale e il coinvolgimento nella vicenda del suo assistito, dicendosi «nient’affatto convinto, sotto il profilo tecnico, delle ricostruzioni fornite dalla Dda», fiducioso «di un possibile accoglimento delle argomentazioni della difesa» e deciso a «fare immediatamente risaltare l’innocenza e l’estraneità di Buldo rispetto a questa situazione incresciosa in merito alla quale il diretto interessato pensa quasi di essere caduto in una trappola».

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