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POTENZA – Un medico è chi opera solo «per il bene del paziente», non per nascondere errori né per altri fini.
Se è questa la premessa non sembra intenzionato a fare sconti a nessuno il nuovo commissario del San Carlo, 24 ore dopo il suo insediamento. Da medico legale, prima che da manager sanitario, Rocco Maglietta sa bene di che cosa parla.
I fatti accaduti il 28 maggio del 2013 nel reparto di cardiochirurgia sono ancora all’esame degli inquirenti della Procura della Repubblica di Potenza. E di certo non basta la relazione della commissione ispettiva della Regione per stabilire che non c’è stata colpa medica dietro la morte della 71enne Elisa Presta.
«La commissione non ha l’autorevolezza necessaria per fare un’affermazione del genere. E’ materia per specialisti». Spiega il commissario .
«Io non sono qui per difendere nessuno. E sarò terzo, perché sono di Potenza, sono cresciuto in questa azienda e l’ho sempre vista come un ospedale di eccellenza».
Sul caso e il suo contorno fatto di accuse tra colleghi, registrazioni divulgate online e «sottovalutazioni» da parte dei vertici dell’azienda, Maglietta prende tempo.
«La situazione in Cardiochirurgia mi preoccupa, molto. Per il resto il San Carlo è un ottimo ospedale. Ho chiesto al presidente Pittella una settimana per studiare la situazione e decidere il da farsi».
Per prima cosa c’è da restituire piena operatività al reparto dove i medici sospesi in via cautelare dal vecchio management, incluso il direttore Nicola Marraudino, sono autorizzati a intervenire soltanto in caso di emergenza.
«Ci sono interventi già programmati che vanno effettuati». Spiega il commissario. Ma se questo passi necessariamente per una convenzione con altra azienda sanitaria, e che tipo di convenzione, è ancora presto per dirlo. L’idea è comunque di provare a risolvere in un colpo solo sia i problemi operativi sia i contrasti interni che ormai si trascinano da anni.
«Qualcuno potrebbe essere trasferito in un altro reparto. Le soluzioni possibili sono diverse. L’importante è restituire serenità a un’ambiente in cui oggi si vive uno scontro aperto tra colleghi».
Sulle critiche evidenziate nella relazione della commissione ispettiva della Regione, e addebitate al primario Marraudino, per il mancato rispetto di protocolli, e le «discordanze» tra il registro di sala operatoria e la cartella clinica della paziente, Maglietta non scende nello specifico.
«Ho potuto leggere la relazione soltanto ieri sera in maniera molto veloce. Per il resto so quello che è ho letto sui giornali. Oggi (ieri per chi legge, ndr) inizio le audizioni per provare a capire meglio che è successo. Posso dire che a Matera abbiamo adottato un sistema informatico che registra in tempo reale il paziente e i medici che lo hanno preso in carico».
Ma un sistema, per quanto obsoleto, c’è anche a Potenza. E cambiare il mezzo non garantisce da tentativi di alterazione delle informazioni che contiene, digitali e non.
«Allora – sbotta – chi falsifica dati del genere è un delinquente. La legge è chiara. Si tratta di atti pubblici».
Altra questione riguarda il potere disciplinare e il suo possibile abuso evidenziato dai commissari nei confronti del medico “accusato” di aver effettuato e divulgato le registrazioni in reparto. Su questo Maglietta rivendica un approccio molto diverso: «In 6 anni tra il Crob e la Asm non ho mai intrapreso azioni disciplinari. Ho solo dato seguito alle procedure per un singolo licenziamento avviate da chi c’era prima di me. Di sicuro sono stato fortunato. Ma ho sempre messo al primo posto l’ascolto».

l.amato@luedi.it

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