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E’ UNA sorta di partecipazione “dal basso” ai processi che regolano l’istruzione. C’è un link e soprattutto ci sono le idee che verranno dai “fruitori”. Il tutto confluirà nella due giorni (il 6 e 7 novembre a Potenza) dal titolo “I visionari della scuola” in cui esperti del settore “risponderanno” a quelli che sono i reali “bisogni” di questo preciso ambito. Dunque una sorta di racconto ante litteram in cui i protagonisti principali sono i genitori, gli studenti e i professori, coloro cioè, che sono coinvolti più direttamente nell’universo che riguarda l’istruzione. L’evento è organizzato dal Dipartimento regionale alle Politiche di sviluppo in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, in linea con le azioni di consultazione nazionale “La buona scuola” avviata dal governo Renzi. I temi a cui si è chiamati a dare il proprio contributo sono cinque: “Gli spazi dell’Educazione”, “Orienta-Menti”, “Studiare meglio, Studiare tutti”, “La scuola digitale” ed “Educare al mondo che cambia”. Cinque realtà di una stessa “scuola” interpellata a rispondere alle profonde mutazioni sociali ed economiche in atto. Gli “Spazi dell’educazione” verterà, lo si evince già dal titolo, sull’edilizia scolastica e sul territorio. «Si tratta – è spiegato in una nota dell’ufficio stampa regionale – di ripensare l’educazione proprio nei luoghi deputati al più significativo e prolungato incontro tra generazioni. E rimettere mano alle strutture, pensando sì a nuove scuole ma anche ai tanti piccoli accorgimenti che potrebbero subito fare molto». Il tema “OrientaMenti”, invece si sofferma sul rapporto “scuola-lavoro”. Una dimensione che proprio in Basilicata stenta a decollare. Il binomio che per alcuni dovrebbe essere inscindibile: «non è solo necessario per contrastare la piaga della disoccupazione giovanile, ma anche per rendere più motivante il percorso scolastico e per formare giovani capaci di essere imprenditori di se stessi». Il terzo argomento che sarà trattato (“Studiare meglio, Studiare tutti”) riguarda il percorso squisitamente formativo che va dalla prima infanzia, alla scuola di base. La “strada” della scuola dell’obbligo è molto cambiata negli ultimi anni, basti pensare agli esempi delle “pluriclassi”, per questo: «diventa importante – riprende la nota – riflettere sui temi della preparazione e riflessione dei docenti in merito a come si apprende oggi, ai campi comuni tra più discipline, ai nuovi media per l’apprendimento, alla relazione tra scuola come comunità che accoglie e scuola come comunità che propone sapere e competenza». Il quarto tema è di quelli che di fatto “dividono” la scuola italiana. L’avvento del “digitale” con i suoi strumenti (dall’uso del computer ai social network) sta di fatto mutando, sotto certi aspetti anche l’approccio didattico. «Particolare importanza assumono quindi le dotazioni infrastrutturali delle scuole di ogni ordine e grado, per consentire l’adozione di nuovi approcci didattici ma anche per non creare isolamento culturale rispetto al mondo che cambia». L’ultimo argomento – non in ordine di importanza – è “Educare al mondo che cambia”. Parole come cittadinanza attiva, multiculturalismo, multilinguismo, lingua inglese, etica, dovrebbero essere “il pane quotidiano” perchè «deve essere un luogo capace di dare ai giovani le “abilità culturali” inerenti l’approccio interculturale, l’orientamento al confronto e l’educazione per diventare davvero cittadini del mondo».
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