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È DEFINITIVO: Danilo Restivo dovrà scontare 30 anni di reclusione per l’omicidio di Elisa Claps, la studentessa potentina uccisa il 12 settembre del 1993. Questa la decisione assunta ieri sera dai giudici della prima sezione penale della Cassazione presieduta da Umberto Giordano. La Cassazione di fatto ha rigettato il ricorso presentato dai legali di Restivo accogliendo in toto la richiesta di condanna avanzata dal Procuratore generale Paolo Canavelli.
«Il movente è chiaro ed è stato esaurientemente motivato dalla sentenza di appello: si tratta di un delitto commesso da Restivo per rabbia, a Elisa è stata “inflitta” una punizione perché non aveva voluto accettare le proposte sessuali avanzate dall’imputato». Questo uno dei passaggi chiave della requisitoria al termine della quale Canevelli ha chiesto la conferma a 30 anni di reclusione per Danilo Restivo.
«Manca la prova – ha aggiunto il Pg – che Restivo abbia inferito sul cadavere di Elisa, dopo aver colpito più volte la vittima. Per questo, a mio avviso, non si può configurare l’aggravante della crudeltà, specie in un caso come questo in cui l’arma, probabilmente un piccolo coltello, non è mai stata trovata». «Sono soddisfatto di questo verdetto – ha commentato il sostituto procuratore generale della Cassazione, Paolo Canevelli – perché riflette le mie indicazioni. Dal punto di vista dell’entità del trattamento sanzionatorio, la pena rimane inalterata perché rimangono in piedi le aggravanti della violenza sessuale e di aver ucciso per futili motivi». Solo a partire dal 2010 si è iniziato a fare luce sul caso Claps: la ragazza, infatti, era scomparsa 17 anni prima e i suoi resti non erano mai stati ritrovati. Il cadavere fu avvistato da alcuni operai durante i lavori di ristrutturazione della chiesa della Santissima Trinità a Potenza. «In questa vicenda innegabilmente ci sono state delle “coperture”» ha rilevato il Procuratore generale . Sulla stessa linea la psicologa Assunta Basentini che quando Elisa scomparve condusse delle osservazioni psicologiche su tutti gli amici della ragazza, compreso Restivo. «Già all’epoca – ha spiegato Basentini, che ha assistito all’udienza e alla lettura del verdetto – emersero molti indicatori significativi del disagio di alcuni tratti della personalità di Restivo, c’erano degli elementi patologici e proposi un approfondimento della sua personalità». Non ci fu alcun approfondimento e di Restivo si persero le tracce. Fino a quando, nel Regno Unito, l’assassino di Elisa fu condannato dalla giustizia inglese per l’uccisione di una donna, per la quale sta scontando in carcere, in Gran Bretagna, una condanna a 40 anni di reclusione. «Difficilmente sarà estradato» ha spiegato l’avvocato Alfredo Bargi, che lo ha difeso in Cassazione insieme alla collega Marzia Scarpelli. Per Bargi, quello a Restivo rimane «un processo indiziario nel quale è mancata la volontà di approfondire alcuni aspetti ed è incomprensibile il fatto che in appello non si siano volute rinnovare le perizie». All’udienza presente anche la mamma di Elisa, la signora Filomena Iemma. «Dico solo che sono tranquilla, serena e fiduciosa», ha detto prima tornare a Potenza. E a Potenza ha saputo della decisione della Cassazione. A comunicarglielo telefonicamente è stato l’avvocato Cristiana Coviello, dell’associazione “Telefono donna”, che si è costituita parte civile nel processo. Presente all’udienza anche l’avvocatura del Comune di Potenza, rappresentata dal legale Carmen Ferri. Sia al Comune che a “Telefono Donna” sono stati liquidati tremila euro per le spese legali e circa 10 mila ai familiari di Elisa. Il processo di Appello, ricordiamo, si era concluso davanti alla corte d’Assise d’appello di Salerno il 24 aprile 2013 e quella decisione è stata quasi del tutto confermata.
al.g.
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