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POTENZA – La commissione regionale d’inchiesta sul caso della morte di Elisa Presta, la 71enne deceduta a maggio del 2013 durante il trapianto di due protesi cardiache, ha depositato la sua relazione.
E’ quanto ha dichiarato ieri mattina in Consiglio regionale il governatore Marcello Pittella, che non ne ha voluto anticipare i contenuti rimandando alla seduta di martedì prossimo per un’ampia discussione a riguardo.
Nei giorni scorsi i dirigenti incaricati da via Anzio hanno sentito tutte i medici coinvolti nella vicenda per «conoscere l’esatto accadimento dei fatti a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine e dell’immagine della sanità lucana e per verificare eventuali responsabilità a qualsiasi livello».
Questo il mandato della giunta regionale, che ha avviato un’indagine parallela a quella della magistratura, che si sta occupando del caso già dalla fine dell’anno scorso, a partire da un anonimo molto dettagliato recapitato in Procura.
Da allora è stata disposta anche l’autopsia sul corpo della donna, ma i risultati sono stati depositati soltanto a metà luglio, quando gli eventi – inimmaginabili per la portata raggiunta – stavano già per precipitare.
Agli inizi di agosto, infatti, si è concluso il lavoro degli esperti incaricati dal San Carlo di un audit straordinario proprio all’interno del reparto di cardiochirurgia, per provare a individuare da una parte le cause delle “tensioni” mai sopite tra dirigenti medici – e tra questi e il primario Nicola Marraudino -, e dall’altra i possibili rimedi da adottare.
Quali siano state le criticità evidenziate lo ha spiegato al Consiglio regionale lo stesso Pittella durante la seduta del 22 settembre scorso.
«Risulta – scrivono gli esperti nella loro relazione – in considerazione del rapporto numero di cardiochirurghi/numero complessivo degli interventi, il non rilevante numero di interventi assegnato a ciascun operatore, compreso il dottor Marraudino, fino all’estremo di primi operatori che nel corso dell’anno hanno eseguito solo due o tre interventi». Poi scendono nel dettaglio ed esaminano uno per uno i profili dei dirigenti medici in servizio.
Ma che punto qualcuno non avesse “gradito” è apparso evidente già il 21 agosto quando, Fausto Saponara, uno dei cardiochirurghi in servizio nel reparto, ha inviato una comunicazione all’ormai ex direttore generale Giampiero Maruggi in cui ricostruiva quanto sarebbe accaduto durante l’intervento in cui è morta la signora Presta. Intervento a cui in verità non aveva preso parte. Quindi chiedeva la riapertura dell’audit.
La risposta di Maruggi è arrivata a stretto giro con un secco “no” alla riapertura dell’audit e l’invio della comunicazione agli uffici competenti per valutare quanto denunciato.
Quindi, una settimana dopo, è esploso il caso delle “intercettazioni” in reparto e del medico, Michele Cavone, registrato a sua insaputa mentre accusa il primario di aver «ammazzato» la paziente compiendo una manovra sbagliata. Registrazioni risalenti a diversi mesi prima divulgate online con un tempismo alquanto sospetto.
Di qui l’avvio di un’indagine interna al San Carlo e l’adozione dei provvedimenti disciplinari per i medici e gli infermieri, che erano in sala operatoria il giorno dell’intervento sulla signora Presta, e per Saponara, accusato di aver effettuato le registrazioni.
Intanto sono diventati pubblici i risultati dell’autopsia: la causa della morte è stata un’emorragia. Eppure i contorni della vicenda restano ancora tutti da chiarire.
l.amato@luedi.it
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