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MATERA – L’illegalità diffusa non trascura nessun settore. Parrucchieri e estetisti ne sono sono l’ultimo esempio in ordine di tempo. Il mercato parallelo diffuso in tutte le città che, però, mette in pericolo la salute dei clienti impone scelte condivise e perentorie. Per questo Cna e Apem (Associazione Parrucchieri estetisti Matera) hanno promosso insieme una serie di iniziative, a cominciare dal volantinaggio di denuncia contro chiunque svolga la professione in modo illegale. «La Cna aveva già cominciato una campagna contro il lavoro nero nel corso di Matera è Fiera – ha spiegato il presidente Montemurro – Un fenomeno che costringe le aziende regolari a pagare tasse più elevate e a subìre le conseguenze di un mercato viziato. Chi si è rivolto a operatori non professionali, penso ad esempio alle colorazioni, spesso ha avuto conseguenze serie e per questo è necessario sottolineare il valore dei professionisti di settore». Dalle micosi cutanee ai pidocchi, fino all’epatite o all’hiv, i problemi possono essere davvero seri e per questo Cna e Apem chiederanno presto un incontro al Prefetto e subito dopo anche alla Asm, alla Guardia di Finanza e all’Ufficio provinciale del lavoro. A queste difficoltà si aggiunge il peso fiscale per le imprese regolari che impone almeno 4000 euro annui insieme ad altre tasse. Giuseppe Mastromatteo, acconciatore, aggiunge: «Il rischio igienico sanitario è reale. Chi opera in modo illegale, infatti, è tre volte più numeroso di noi». Tra le fila di chi lavora in nero c’è, secondo Montemurro, anche qualche artigiano che ha chiuso la propria attività e spera di aggirare le regole in questo modo. «La soluzione non è quella di ingrossare le fila di chi lavora in nero». Fra Matera e provincia, le aziende regolarmente registrate sono 400, di cui 300 acconciatori e 100 estetisti. «Strumenti di contrasto al lavoro nero – prosegue Montemurro – ci sono, come la legge di contrasto al lavoro nero che purtroppo non è stata ancora abrogata». Tra le misure a cui fare riferimento concreto c’è anche “l’affitto di poltrona” che consente a chi non ha un’azienda ma vuol rispettare la legge di pagare un canone al commerciante e utilizzare quel locale per la propria attività (svolta ovviamente con regolare partita Iva). «I controlli contro gli illegali, purtroppo è delegati ai Comuni – prosegue Montemurro – che però alle nostre richieste ci hanno risposto che il personale è ridotto». Antonio Pepe, altro operatore legale precisa: «L’affitto di poltrona è un progetto di sostegno che stiamo cercando di chiarire in tutte le sue applicazioni». Nel frattempo Cna e Apem si apprestano ad un Info Day in piazza e ad una campagna di sensibilizzazione più capillare oltre a quella che verrà effettuata nei loro negozi. «Nei nostri spazi sui social network – prosegue Pepe – ci scambiamo opinioni e riflessioni su questo fenomeno e per questo stiamo approfondendo anche tutte le iniziative che realizzeremo al più presto».
a.ciervo@luedi.it
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